Sergej Milinković-Savić, 28 anni, eletto miglior centrocampista della Serie A nella stagione 2018-2019, e tra i migliori tre anche nell’ultimo anno. Il classico profilo da top player che si dava per destinato a uno dei migliori club europei. Da luglio è invece un nuovo giocatore dell’Al-Hilal, terza classificata nella Saudi Pro League 2022-2023, che lo ha acquistato dalla Lazio per 40 milioni di euro.
Come Milinković-Savić sono molti i giocatori che dall’Europa si stanno trasferendo nelle squadre saudite che hanno speso nell’attuale finestra di calciomercato più di 500 milioni di euro: una cifra più alta di quella del campionato spagnolo.
Dove non c’è competizione con il campionato saudita è sui salari: Cristiano Ronaldo guadagna 71 milioni di euro netti all’anno per giocare nell’Al-Nassr, che diventano 200 milioni includendo gli introiti legati a diritti di immagine e altri benefit contrattuali. Lo stipendio base dell’attuale detentore del pallone d’oro Karim Benzema, nuovo giocatore dell’Al-Ittihād, ammonta a 100 milioni di euro. A confronto, Paul Pogba, calciatore della Juventus, con lo stipendio netto più alto in Italia, guadagna 8 milioni di euro.
Non è la prima volta che il calcio europeo si trova a competere con le cifre fuori mercato offerte da campionati emergenti. Era già successo con la Super League cinese che tra il 2015 e il 2016 acquistò alcuni giocatori di punta come Oscar e Hulk. Un esperimento a cui la stretta del Partito Comunista cinese agli investimenti nel calcio ha posto però fine nel giro di pochi anni.
L’obiettivo del campionato saudita di diventare uno dei top 10 al mondo entro il 2030 sembra poter aver maggiore successo rispetto al tentativo cinese, grazie al sostegno finanziario del fondo sovrano saudita da più di 600 miliardi di euro, che a giugno ha rilevato quattro delle principali squadre del campionato nazionale. Possono così permettersi spese per cartellini e monte ingaggi da capogiro pur avendo entrate dal calciomercato che, dal 2018, sono ammontate a meno di 100 milioni di euro contro i quasi 5000 milioni della Serie A.
Mentre le principali leghe europee, ad eccezione della Premier League inglese, cercano di coprire le loro uscite in sede di mercato con vendite di ugual o maggior entità, il campionato saudita ha saldi (entrate – spese) costantemente negativi.
Dietro l’eccezionalità della Premier League c’è anche lo zampino del fondo sovrano saudita che, nel 2021, ha comprato il Newcastle. E non si può non citare la ricca proprietà emiratina del Manchester City. Tuttavia, non si può negare come il campionato inglese sia stato il più capace di interpretare e guidare la crescita economica dell’industria del pallone negli ultimi 30 anni.