I dati della disabilità
in Italia
I dati sono fondamentali per poter avere contezza della realtà e stabilire politiche adeguate. Riguardo alla disabilità resta ancora difficile avere dati certi che rappresentino la complessità della situazione, in Italia come in altri Paesi.
Il primo scoglio è rappresentato dalla definizione stessa di ‘disabilità’ che, secondo l’International classification of functioning, disability and health (Icf), non è circoscritta semplicemente alla presenza di un deficit fisico o psichico.
La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità definisce poi le persone con disabilità come quelle che “presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”.
Una menomazione non è una condizione sufficiente per la disabilità, in quanto quest’ultima è la conseguenza di una interazione negativa tra la condizione individuale di salute e il contesto in cui si vive la persona.
Difficoltà nella vista e nell’udito
Un’importante implicazione del nuovo paradigma è che viene messa in risalto la dimensione sociale della disabilità che può, quindi, essere considerata una manifestazione, particolarmente grave, dell’incapacità di una società di assicurare (o avvicinare) l’eguaglianza di opportunità alle persone con problemi di salute.
La persona con disabilità è colei che, anche a causa di ciò, soffre di gravi limitazioni nello svolgimento di una o più funzioni fondamentali, come sottolinea il rapporto Istat “Conoscere il mondo della disabilità”.
Partendo da questo assunto si possono legge i dati della ricerca “Multiscopo sulle famiglie: aspetti della vita quotidiana - parte generale” possono comunque dare un’indicazione complessiva della situazione in Italia.
La ricerca non comprende le persone con disabilità che vivono in residenze e considera con disabilità le persone che vivono in famiglia e dichiarano di avere delle limitazioni gravi, a causa di motivi di salute e che durano da almeno 6 mesi, nelle attività che le persone svolgono abitualmente.
In particolare dallo spaccato per genere emerge come le disabilità siano più limitanti per le donne in percentuale. Infatti i dati ci dicono le donne con limitazioni gravi sono il 5,6% contro il 4,2% degli uomini, mentre le percentuali con limitazioni non gravi sono pari al 18,1% per le prime e 14,19% per i secondi.
Gravità delle limitazioni per sesso
Se invece si guarda allo spaccato per età emerge che le limitazioni gravi pesano maggiormente sulla fascia della popolazione più anziana: oltre i 75 anni il 19,2% degli italiani riporta gravi limitazioni.
La percentuale scende al 7% fra i 65 e i 74 anni e al 3,8% fra i 45 4 i 64 anni. Sotto i 44 anni si ha una percentuale pari a 15 persone ogni mille (1,5%).
Se si guarda, invece, alle limitazioni non gravi oltre i 75 anni riguardano quasi 4 persone su 10 (38,2%) e fra i 65 e i 74 anni 3 su 10, con un’incidenza non indifferente. Fra i 45 e i 64 anni si ha una percentuale del 17,7% e sotto i 44 anni del 6,6%.
Gravità delle limitazioni per età
Infine se si guarda ai dati per geografie, in Italia la regione con la più alta percentuale di persone con limitazioni gravi è la Sardegna (7,2%), seguita a ruota dall’Umbria (7,1%), mentre le regioni con l’incidenza minore a livello nazionale sono il Trentino Alto Adige (3,8%) e il Veneto (3,9%).