Lasciare il lavoro per perseguire le proprie passioni e farle diventare fonte di guadagno, trovare un impiego full-remote e trasferirsi lontano dal caos della città; e ancora cambiare il proprio approccio al lavoro per assicurarsi di non svolgere attività extra rispetto a quelle per cui si è pagati dal proprio datore di lavoro, pratica conosciuta come quiet quitting. Quante di queste storie hanno dominato non solo report e ricerche di settore, ma anche i più popolari magazine, online e non? Quanto rispecchiano la realtà e quanto sono esperienze diffuse?
La maggior parte degli studi che descrivono le evoluzioni del mondo del lavoro nell’era post-Covid parlano di comportamenti contrastanti tra generazioni, talvolta di scenari catastrofici, dove ogni generazione si scontra per cambiare - o mantenere - il mondo, secondo il proprio modo di vedere le cose. Solitamente, attraverso etichette e neologismi, la generazione più giovane presente nel mondo del lavoro viene descritta come molto diversa rispetto a tutte le altre. Questi report sono generalmente redatti da una prospettiva anglosassone e offrono un punto di vista solo parzialmente applicabile al contesto europeo. Certo è che raccontano di un mondo del lavoro più umano e ridimensionato — qualcosa che, sulla carta, potrebbe davvero migliorare la qualità della vita del lavoratore medio, fattore che ha probabilmente determinato la spiccata e immediata popolarità di articoli e notizie che descrivevano queste esperienze.
Con l’obiettivo di proporre un punto di vista originale ed europeo, rispetto ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo del lavoro e delle organizzazioni è stato avviato un progetto di ricerca della durata di un anno, articolato in più fasi, culminato con la stesura di un report e la presentazione delle evidenze principali durante un evento dedicato lo scorso febbraio 2024.
La ricerca è stata concepita considerando l'intero ciclo lavorativo di una persona: dal momento in cui si affaccia al mondo del lavoro, iniziando uno stage o il primo impiego, fino alle prime difficoltà e ai primi successi, passando per le ambizioni future. La lente generazionale ha fatto da guida per la progettazione della ricerca e per l’analisi, pur avendo la consapevolezza che il lavoro è anche, e da sempre, una questione di esigenze, pensieri e desideri legati alla fase della vita in cui ci si trova, non solo di gruppo di età a cui si appartiene.
I risultati del progetto sono frutto della distribuzione di un questionario di 31 domande a 2,000 persone, appartenenti alle quattro generazioni attualmente presenti nel mondo del lavoro: Baby Boomers, Gen X, Gen Y (conosciuti anche come Millennial) e Gen Z, residenti in Italia, Spagna, Francia, Germania e Svezia. Una ricerca su trend emergenti e fenomeni socio culturali ha arricchito le evidenze raccolte tramite la survey e infine una live discussion di una giornata in presenza con 8 lavoratori, rappresentanti delle quattro generazioni, ha permesso di avere una visione ravvicinata delle storie ed esperienze delle persone alla ricerca di punti di vicinanza e lontananza tra i diversi gruppi d’età.
Nel quadro di una forza lavoro in continua evoluzione, le sfumature dei passaggi generazionali sono
spesso oscurate dal ritmo incessante del cambiamento. Comprendere queste evoluzioni è cruciale per
chiunque sia interessato al futuro del mondo del lavoro.
Il Report 2024 di MAIZE sul Generations Debate
offre una chiave di lettura su come i Baby Boomer, la Generazione X, i Millennial (Gen Y) e la Gen Z
stanno navigando l’ambiente lavorativo moderno. E su come, nonostante le apparenti differenze, i
loro desiderata e le sfide che si trovano ad affrontare convergano in modo sorprendente. Esploriamo
quindi il passato, il presente e il futuro di questi gruppi generazionali e cosa questa fotografia
significa per il mondo del lavoro di domani.
Per apprezzare il presente e proiettarsi più saldamente verso il futuro, ha senso iniziare guardando indietro. I Baby Boomer, nati tra il 1946 e il 1964, sono entrati nel lavoro in un mondo post-bellico ricco di opportunità. La loro istruzione metteva al primo posto la stabilità e i percorsi di carriera tradizionali, riflettendo un'epoca in cui un lavoro era spesso un impegno a vita. Gli anni formativi di questa generazione sono stati caratterizzati da una costante ascesa nella gerarchia aziendale, guidata dai valori di lealtà e perseveranza. Secondo il report, ben il 40% dei Baby Boomer continua a non prevedere alcun cambiamento significativo nel proprio percorso di carriera che vede stabile e chiaro fino all’età pensionabile.
La Generazione X, nata tra il 1965 e il 1980, è quella che ha vissuto le prime rivoluzioni tecnologiche degne di nota. La loro istruzione è stata una combinazione di metodi tradizionali e innovativi, che li ha preparati ad un panorama lavorativo che iniziava a richiedere maggiore adattabilità. Pionieri di un mercato del lavoro dinamico, si sono spesso trovati a gestire più ruoli e a ridefinire gli stessi percorsi di carriera. A dimostrazione della loro perseveranza, i Gen Xers sono altamente capaci di adattamento, spesso cambiando ruolo (o anche carriera) per seguire l’evoluzione del mercato del lavoro. Tra gli intervistati, con oltre il 24%, spicca chi almeno una volta si è trasferito in un'altra città auspicando migliori prospettive economiche.
Con l'inizio degli anni '80 e '90 sono sopraggiunti i Millennial. Portatori della rivoluzione di internet, sono cresciuti con una visione del mondo modellata da una connettività senza precedenti. La loro istruzione, intrisa di tecnologia e consapevolezza globale, li ha preparati per carriere tanto incentrate sulla passione quanto sull’attenzione allo stipendio. A differenza dei loro predecessori, i Millennial sono entrati nel mondo del lavoro con una maggiore consapevolezza dei concetti di scopo e allineamento ai valori personali, sia pur non senza dover affrontare un mercato a volte estremamente tumultuoso. Il report rivela infatti che, oggi, circa un Millennial su due ritiene prioritario l'equilibrio tra vita privata e lavorativa e la sicurezza del lavoro, riflettendo l’importanza percepita di una vita professionale in armonia con quella personale.
La Generazione Z, i nativi digitali nati tra il 1997 e il 2010, porta un nuovo insieme di aspettative. La loro istruzione integra perfettamente la tecnologia, valorizzando flessibilità e rapida capacità di adattamento. All’alba del loro percorso professionale, la Gen Z non cerca solo “un lavoro”, bensì ruoli che risuonino con i loro valori fondamentali pur offrendo flessibilità e opportunità di sviluppo delle competenze sin dal giorno zero. Interessante in tal senso è notare come circa uno su tre degli intervistati che “apprezza l'opportunità di sperimentare con progetti diversi” appartenga proprio alla Gen Z: più del doppio rispetto ai Boomers.
Il lavoro e il luogo in cui esso si svolge — digitale, fisico o ibrido che sia — è un assortimento di queste influenze generazionali. Il report Generations debate, che esamina questo paesaggio dinamico, supporta innanzitutto una teoria, e cioè che l'equilibrio tra vita e lavoro è il fil rouge che intreccia il percorso di carriera di tutte le generazioni. La pandemia, più di ogni altro fattore, ha messo in risalto questa necessità, rendendo la salute mentale e la flessibilità componenti essenziali per una vita lavorativa soddisfacente.
Non stiamo parlando di una richiesta da intendere come un premio, infatti, bensì della principale prerogativa, per tutte le fasce d’età e spesso con un ampio margine rispetto alla seconda ovvero la a solidità del contratto. Certo è che, in ogni caso, le incertezze legate alle contingenze economiche e i tassi di inflazione elevati abbiano aumentato l'importanza del senso di stabilità nel lavoro, e dunque di contratti a lungo termine. È in questo contesto che nasce il concetto di permacrisi, che descrive periodi estesi di instabilità e riflette adeguatamente l'incertezza continua a cui i lavoratori devono sottostare. La questione finanziaria, dunque, è diventata più fondamentale che mai, con oltre l'80% degli intervistati preoccupato per l'aumento del costo della vita e costretto di conseguenza ad aggiustare le proprie abitudini di spesa.
Spostandoci sul fronte dello spazio, scopriamo come l’ufficio tradizionale si sia trasformato rapidamente in un modello a matrice più ibrida, bilanciando il lavoro remoto e in presenza. Tutte le generazioni riconoscono i vantaggi delle condizioni di lavoro flessibili, pensando al posto di lavoro fisico meno come ad un obbligo quotidiano e più come un luogo deputato alla collaborazione e alla creatività.
Assieme ad una rimodulazione dello spazio, anche lo sviluppo della carriera e l'allineamento con i valori organizzativi occupano un posto centrale nel mondo del lavoro di oggi. Non si tratta più solo di timbrare il cartellino o pensare alla propria professione come a uno status; diventa sempre più importante l’apprendimento continuo, ma anche — e soprattutto — il bisogno di trovare un significato e uno scopo nel lavoro.
I Millennial e la Gen Z sono particolarmente aperti nel dichiarare di voler lavorare per aziende che riflettono i loro valori, specialmente in materia di responsabilità sociale e ambientale. Il nostro report, tuttavia, evidenzia come questa sia una priorità più nelle intenzioni che nella pratica: solo il 15% degli intervistati (tra tutte le generazioni) esprime di aver dato la priorità assoluta a lavorare per “aziende con un impatto positivo sulle persone e sul pianeta”, suggerendo che il benessere personale, la stabilità e la crescita rimangono i fattori chiave.
La volatilità del paesaggio economico ha spinto i lavoratori di tutte le generazioni a cercare ulteriori fonti di reddito attraverso lavori secondari o idee imprenditoriali di vario tipo. È un altro dei punti di interesse evidenziati dal report. La gig economy e le opportunità fornite dalle piattaforme digitali hanno aperto nuove vie per monetizzare competenze e hobby, fondendo passione e professione in modi del tutto inediti. Va comunque sottolineato che, per la maggior parte dei cosiddetti creator, questo tipo di lavoro rimanga non autonomamente sostenibile, e quindi pur sempre una forma di side-job.
Guardando al futuro, le aspettative e le aspirazioni di queste generazioni si manifestano in modo deciso. La Generazione Z si professa pronta a guidare un cambiamento verso percorsi di carriera diversificati e flessibili, cercando ruoli che offrano non solo uno stipendio, ma anche una piattaforma per fare la differenza — sono pur sempre l'avanguardia di una forza lavoro che richiede responsabilità sociale e ambientale dai loro datori di lavoro.
I Millennial continuano la loro ricerca di crescita e allineamento con i valori personali. Mentre assumono ruoli di leadership, portano con sé il desiderio di promuovere ambienti di lavoro inclusivi, innovativi e dinamici. Ispirati da uno spirito imprenditoriale e con sete di apprendimento continuo, i Gen Y sono sempre alla ricerca di opportunità di sfida e miglioramento: secondo i dati raccolti nel report, infatti, i Millennial sono i più propensi a lasciare i loro posti di lavoro se intercettano migliori opportunità allineate con i loro valori.
Quanto alla Generazione X e ai Baby Boomer: pur concentrandosi sulla sicurezza del lavoro e la stabilità mentre si avvicinano progressivamente alla pensione, il 40% dei secondi non prevede cambiamenti significativi di percorso e rimane desideroso di tenere aggiornato lo sviluppo professionale e di dare contributi significativi a chi verrà dopo di loro. Nel ruolo di “saggi”, cercano ruoli da mentore e opportunità di condividere la loro conoscenza e impegnarsi nella creazione di cultura organizzativa.
Il futuro luogo di lavoro è destinato a essere uno spazio più flessibile e adattivo, con modelli di lavoro remoto e ibrido che diventano sempre più la norma. I progressi tecnologici continueranno a ridefinire il concetto stesso di professione, rendendo gli strumenti e le piattaforme digitali integrate alle operazioni quotidiane e tendendo a promuovere collaborazione, creatività e produttività: il 21% degli intervistati, infatti, crede che la tecnologia giocherà un ruolo critico nel dare forma al futuro del lavoro più di ogni altro fattore.
Ci sono, da ultimo, i programmi di welfare, che stanno diventando sempre più un fattore decisivo nelle richieste dei dipendenti di tutte le generazioni. Il rapporto evidenzia che il 60% degli intervistati valuta meglio le organizzazioni che forniscono benefici completi di welfare, come assicurazione sanitaria, piani pensionistici e supporto per la salute mentale.
In particolare, la Gen Y e la Gen Z mostrano una maggiore preferenza per i datori di lavoro che offrono pacchetti di welfare robusti, con il 65% della Gen Y e il 70% della Gen Z che indica questi benefici come cruciali per la loro soddisfazione lavorativa: una tendenza che sottolinea la crescente domanda di programmi di welfare che non solo affrontino le esigenze sanitarie immediate, ma forniscano anche sicurezza a lungo termine e supporto per il benessere psicologico.
Riflettendo sui risultati del Report 2024 sul Generations Debate, è evidente che, nonostante alcune differenze tra fasce d’età, le priorità e le preoccupazioni dei lavoratori siano largamente condivise e sorprendentemente simili.
L’excursus tra passato, presente e futuro rivela non solo l'evoluzione del lavoro, ma anche la ricerca di un significato dietro allo stesso, oltre ai principi cardine di stabilità e crescita.
Tutte le generazioni danno enorme valore all'equilibrio tra vita e lavoro, alla stabilità dello stesso — e alle opportunità di crescita professionale. Man mano che lavoro e spazio ad esso adibito continueranno ad evolversi, le organizzazioni dovranno adattarsi per soddisfare queste esigenze, promuovere ambienti flessibili, di supporto, e allineati ai valori dei dipendenti, alla ricerca di un panorama professionale più inclusivo, sostenibile e appagante.