Guerra ibrida

I droni oltre il muro

Tra Bielorussia e Lituania corre un muro di quasi 700 chilometri alto 4 metri. Ma non basta a fermare le incursioni
di Antonio Talia 29 agosto 2025
Che cos’è
«Il Corridoio di Suwalki»
Che cos’è
«Il Corridoio
di Suwalki»
È un’area scarsamente popolata di boschi, laghi e paludi al confine tra Lituania e Polonia che secondo gli strateghi militari costituisce una debolezza della NATO
Il percorso è lungo 65km e può collegare la Bielorussia a Kalinigrad, exclave della Russia tra Polonia e Lituania
In uno scenario di aggressione da parte di forze russe e bielorusse, l’occupazione del Corridoio di Suwalki taglierebbe tutte le repubbliche baltiche da rifornimenti NATO via terra
Lo scenario da «collo di bottiglia» è stato mitigato dall’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO

Oltre a operazioni di propaganda, attacchi cyber, sorveglianza di attivisti, politici e giornalisti e sabotaggi, negli ultimi mesi vari eventi avvenuti ai confini delle repubbliche baltiche sono stati attribuiti a operazioni di guerra ibrida lanciate da Russia e Bielorussia, tra cui:

Danneggiamenti dei muri di sicurezza posti alle frontiere delle repubbliche baltiche
Sconfinamenti di spie russe e bielorusse travestite da escursionisti
Sconfinamenti di droni e droni-spia per il contrabbando
Sconfinamenti di palloni aerostatici
Sconfinamenti di migranti provenienti soprattutto dal Medioriente, attirati in Bielorussia con “visti facili” e poi sollecitati a entrare nel territorio dell’Unione europea

Il pattugliamento al confine tra Lituania e Bielorussia

Il muro di lamiera, reti metalliche e filo spinato sorge al centro di una fitta foresta di pini e abeti sferzati dal vento, arriva fino a oltre quattro metri di altezza e si estende a perdita d’occhio per tutta la frontiera, lunga quasi 700 chilometri.

Siamo nei pressi di Lavoriškés, un pugno di strade, fattorie e villaggi sul lembo estremo della Lituania: di qua ci sono il governo di Vilnius, l’Unione europea e la NATO; dall’altro lato ci sono la Bielorussia e il regime di Aleksandr Lukashenko, il più stretto alleato di Vladimir Putin, che lo ha sostenuto e appoggiato fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

In mezzo - in quella che oggi è una terra di nessuno - c’è il centro commerciale del valico di Lavoriškés, un duty-free che fino a tre anni fa vendeva prodotti lituani e bielorussi e oggi giace abbandonato come una casa stregata in un racconto del terrore, con scaffali e casse che occhieggiano ancora dai vetri impolverati.

Dal settembre 2022, pochi mesi dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina, la Lituania ha edificato un muro lungo tutto il confine, ha chiuso progressivamente tutti i valichi con la Bielorussia – con l’eccezione di due, sottoposti a controlli molto severi – e pattuglia ventiquattr’ore su ventiquattro la frontiera con uomini e mezzi.

Pattugliamento Lituania Bielorussia
Esercitazioni NATO - Crystal Arrow

«I droni arrivano specialmente di notte», raccontano «Lukas» e «Jonas», i due poliziotti della Guardia di Frontiera che accompagno in un pattugliamento di routine. Chiedono di non rivelare i loro veri nomi per non fornire troppe informazioni ai loro «colleghi» dall’altra parte del muro, i militari bielorussi che a loro volta pattugliano l’area, sempre rigorosamente con i volti coperti dai passamontagna, e – secondo i lituani – lanciano sistematiche azioni di disturbo.

La situazione al confine era già tesa prima dell’aggressione russa: nell’estate del 2021 Lukashenko aveva ammassato alla frontiera migliaia di migranti provenienti soprattutto dal Medio Oriente, attirati in Bielorussia con visti facili, e poi aveva minacciato implicitamente di agevolare l’immigrazione clandestina in Lituania, Lettonia e Polonia diffondendo comunicati sui media iracheni e siriani.

«Il vasto attacco ibrido avvenuto nel 2021 è stato una provocazione di grossa entità ai confini di Lituania, Lettonia e Polonia», dice il generale Rustamas Liubajevas, comandante della Guardia di Frontiera lituana. «Ma registriamo anche diversi casi di violazione intenzionale dei confini lanciati da gruppi di persone armate per mettere alla prova il nostro sistema, per testare i tempi e i modi di reazione delle nostre unità, e non possiamo neanche escludere l'impiego di queste armi contro le nostre guardie di frontiera in certi casi e in certe situazioni. Inoltre, specialmente quando abbiamo iniziato ad aumentare le difese al confine costruendo un muro, dall'agosto del 2022, abbiamo assistito a diversi tentativi di distruggere le infrastrutture, i segnali di frontiera e le barriere fisiche da parte delle guardie di confine bielorusse».

I droni notturni segnalati da Lukas e Jonas non servono tanto per operazioni di spionaggio, ma per un obiettivo molto più venale: il contrabbando di sigarette.

Secondo le agenzie di intelligence polacche e delle nazioni baltiche, a Grodno, in Bielorussia, poco distante dai confini con la Polonia, sorge una fabbrica nazionale di sigarette che produce cinque volte il fabbisogno bielorusso; il resto della produzione è destinato al mercato nero in tutta Europa e costituisce una delle fonti di reddito del regime di Lukashenko. A lanciare i droni carichi di sigarette sono gli stessi poliziotti bielorussi in passamontagna presenti al confine.

Ma quello che può sembrare un traffico illecito tutto sommato banale, in tempi di tensioni militari assume anche un aspetto strategico: il sospetto del generale Liubajevas e della Guardia di Frontiera lituana è che in caso di attacco le organizzazioni criminali in territorio lituano possano trasformarsi in reti di guastatori.

Nel maggio del 2025 il governo lituano e il sindaco di Vilnius hanno reso noto un piano di evacuazione della città in caso di «eventi esterni», inclusa l’invasione di un esercito straniero: la capitale lituana sorge a soli trenta chilometri dal confine bielorusso, e il piano prevede 150 vie di fuga e l’obbligo per tutti i cittadini di scaricare un’app per smartphone dedicata, che coordinerebbe tutte le operazioni.

Nello stesso periodo, inoltre, le autorità lituane hanno messo in guardia la popolazione contro escursionisti che si aggirano alla frontiera e che in realtà sarebbero spie russe o bielorusse, inviate a perlustrare i punti più deboli delle difese lituane.

Il generale Rustamas Liubajevas
Il Generale Rustamas Liubajevas

«La Guardia di Frontiera fa parte della difesa lituana, il che significa che in caso di crisi militare o di guerra noi veniamo integrati automaticamente nelle forze di difesa», spiega il generale Liubajevas. «Non sono autorizzato a parlare di procedure nel concreto, ma posso dire che nella peggiore eventualità possibile noi saremmo incaricati di svolgere precisi compiti che sono stati messi a punto dallo staff del ministero della Difesa lituano in coordinamento con il mio staff e che questi compiti, a un certo livello, sarebbero legati ad assicurare la pubblica sicurezza dei cittadini e la sicurezza nazionale in alcune specifiche aree del Paese».

La via del ritorno tra Lavoriškés e Vilnius è costellata di cantieri. Molti sono progetti di allargamento per le strade concepiti nei più ampi piani del Ministero della Difesa.

Lettonia, l’esercitazione NATO Crystal Arrow

La Base NATO di Camp Ādazi si trova a poco meno di un’ora di auto da Riga: circondata dai boschi, occupa decine di ettari di terreno e ospita la Brigata Multinazionale della Lettonia, composta da quattordici paesi diversi a guida canadese.

Dopo il Summit NATO a Madrid del luglio 2022, l’Alleanza Atlantica ha rafforzato la sua presenza su tutto il fianco orientale, e Camp Ādazi è uno dei centri di questa attività. Il contingente italiano è il più numeroso dopo quello canadese.

L'esercitazione Nato in Lettonia

Da Camp Ādazi parte Crystal Arrow, un’esercitazione della fanteria meccanizzata dell’esercito lettone e della Brigata Multinazionale che dura otto giorni, si snoda attraverso un fronte immaginario lungo oltre 70 chilometri, e dà il via a tutte le esercitazioni di routine sul fianco est della NATO.

«Tutti sono molto seri e coscienti del fatto che esiste una minaccia», dice il comandante della base, il colonnello Cédric Aspirault. «Lo impone la vicinanza, i lettoni sono qui, hanno visto quello che è successo in Ucraina e questo genera un livello di consapevolezza che non si può paragonare a quello di paesi più lontani dalla nostra frontiera. Vedo quanto la Lettonia è seria e concentrata su tutto quello che riguarda la sua sicurezza nazionale: non la delegano semplicemente alla NATO; se ne prendono cura come partecipanti alla NATO ma investono enormemente in infrastrutture e in equipaggiamento e in aumento delle forze».

Il contingente italiano è il più numeroso dopo quello canadese

Per accedere al quartier generale di Aspirault bisogna superare numerosi controlli di sicurezza: anche qui, come in Lituania, si sono registrati diversi curiosi casi di escursionisti persi nella foresta che, probabilmente, sapevano perfettamente dove si trovavano e in realtà non erano affatto escursionisti.

Nel corso degli otto giorni di esercitazioni Crystal Arrow, il contingente italiano, il contingente canadese e quello spagnolo giocano il ruolo di un potenziale esercito invasore, mentre l’esercito lettone e gli altri contingenti si esercitano a difendere il territorio.

Costeggiamo il fronte immaginario e dopo un viaggio di alcune ore a bordo di una jeep dei militari italiani arriviamo al quartiere generale dell’“esercito invasore” di Crystal Arrow. «Ovviamente tra gli obiettivi di questa operazione c’è la deterrenza- spiega il capitano Massimo Bologna dell’esercito italiano - ossia scoraggiare qualsiasi entità, nazione o stato che abbia interesse sugli stati baltici, e in particolare sulla Lettonia.

«Rispetto ad altri tipi di addestramento che si fanno in aree ben delimitate, conosciute e circoscritte, qui invece i lettoni si stanno addestrando a difendere casa loro, e noi gli diamo una mano in questo. Mi sento anche onorato nel farlo, perché a parti invertite so che loro farebbero lo stesso. Questa deterrenza si ricerca lavorando fianco a fianco con gli altri alleati della Nato».

Alle esercitazioni partecipa anche il Settimo Reggimento CBRM Cremona, un reggimento specialistico che si occupa di contrastare minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. « Abbiamo il compito di identificare e monitorare quelle che possono essere le diverse sostanze chimiche, radiologiche e batteriologiche », spiega la caporale Monica Gravina. « Inoltre abbiamo la capacità di effettuare delle previsioni in caso di eventi, in modo da poter delimitare delle aree di sicurezza per la salvaguardia del personale e della popolazione».

Ogni manovra di esercitazione si conclude con la stima sulle perdite e sull’effetto di attacchi e difese, valutate da una commissione indipendente di militari secondo criteri NATO.

Sulle esercitazioni Crystal Arrow pende l’ombra di Zapad 2025, le esercitazioni congiunte che l’esercito bielorusso e l’esercito russo terranno nel settembre del 2025, ammassando fino a 200mila uomini ai confini. Ma il comandante Cédric Aspirault preferisce smorzare i toni: «Per loro, per la Russia e la Bielorussia, è importante continuare a svolgere esercitazioni e procedere all’integrazione tra le truppe, esattamente come facciamo noi. Allo stesso tempo, tutti abbiamo visto quello che è successo con un’esercitazione su larga scala che poi è diventata l’attacco contro l’Ucraina, pertanto Zapad è un’esercitazione che osserviamo di continuo con molta attenzione, e sulla quale facciamo le nostre valutazioni».

Russia e Bielorussia: che cos’è l’esercitazione Zapad 2025

  • “Zapad” è il nome in codice di esercitazioni militari congiunte tra truppe russe e bielorusse che si tengono ogni due anni dal 2009.
  • Zapad 2021, l’ultima edizione delle esercitazioni, ha visto schierati circa 200mila soldati, oltre 760 veicoli corazzati, 15 navi da guerra e vari squadroni di jet Su-35. Per la prima volta, Russia e Bielorussia schierano anche droni da combattimento. Contestualmente al territorio bielorusso, le esercitazioni si sono svolte anche nell’exclave russa di Kaliningrad.
  • Nelle esercitazioni Zapad 2021, russi e bielorussi si esercitavano contro uno scenario di cambiamento di regime in Bielorussia che conduceva all’attacco da parte di nazioni immaginarie della NATO (“Neris”, “Pomoria” e “Repubbliche Polari”).

L’esercitazione Zapad 2021

L'ultima esercitazione militare congiunta Russia-Bielorussia ha coinvolto 200mila soldati per testare capacità difensive e proiezione di forza sul fronte occidentale
Fonte: Institute for the Study of War
  • Secondo vari esperti militari, tra cui il generale Mark Milley, Capo di Stato Maggiore dell’esercito americano, le esercitazioni Zapad 2021 sono state una prova generale dell’invasione dell’Ucraina.
  • L’edizione 2023 delle esercitazioni Zapad non si è tenuta a causa della guerra in corso in Ucraina.
  • L’edizione 2025 di Zapad si terrà a settembre, e nei piani iniziali prevede il coinvolgimento di 13mila militari. Varie interrogazioni al Parlamento europeo e i pareri di alcune agenzie di intelligence europee sospettano che il numero di militari coinvolti possa essere significativamente maggiore.
  • Per allentare le tensioni, alla fine del maggio 2025 il ministro della Difesa bielorusso Vikhtor Khrenin ha annunciato che il numero di militari coinvolti sarà dimezzato a 7-8mila militari.
  • Dall’1 al 6 settembre 2025 – più o meno nello stesso periodo di Zapad 2025 – si terranno in Bielorussia anche le esercitazioni della CSTO (Collective Security Treaty Organization), l’organizzazione di difesa collettiva erede del Patto di Varsavia. Alle esercitazioni CSTO prenderanno parte truppe di Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tajikistan.
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