Guerra ibrida

La guerra ibrida
nel cuore d’Europa

Polonia, Danimarca, Germania, Belgio e non solo. Gli attacchi non riguardano più solo i Paesi Baltici
di Antonio Talia 18 ottobre 2025
9 settembre
Tra i 19 e i 23 droni entrano nello spazio aereo polacco e vengono abbattuti dalla Polonia e dalle forze NATO. Varsavia accusa Russia e Bielorussia
11 settembre
La Romania denuncia una violazione del suo spazio aereo da parte di droni russi
19 settembre
Tre jet militari russi violano lo spazio estone per oltre 12 minuti. Intervengono due jet italiani e aerei svedesi e finlandesi
21 settembre
Un jet di ricognizione russo vola senza transponder e senza comunicazioni sullo spazio neutrale sopra il Mar Baltico. Due Eurofighter tedeschi partiti dalla base di Rostock lo respingono con supporto svedese
22 settembre
Droni non identificati interrompono il traffico aereo degli aeroporti di Copenaghen e Oslo
24 settembre
Incursioni da droni di origine sconosciuta in Danimarca sugli aeroporti di: Aalborg, Esbjerg, Sonderborg e sulla base aerea di Skrydstrup
25 settembre
Chiuso di nuovo per alcune ore l’aeroporto danese di Aalborg, per la stampa finlandese è un nuovo sciame di droni.
Incursione di droni sulla base navale militare delle isole Styrkoeoch Tjurkoe, in Svezia
29 settembre
Sciami di droni sull'aeroporto di Bronnoysund, nel nord della Norvegia
1 ottobre
Le forze speciali della marina militare francese intervengono a bordo della Boracay/Shuspa, una petroliera al largo di Saint Nazaire (Loira Atlantica): si sospetta che questa nave della flotta fantasma russa sia stata la piattaforma dei droni che hanno interferito nei cieli della Scandinavia
2 ottobre
Sciame di droni sull’aeroporto di Monaco di Baviera. Scalo chiuso per alcune ore, 17 voli cancellati, 15 voli deviati, 3 mila passeggeri in difficoltà
3 ottobre
Sciame di droni sorvola la base militare di Elsenborn, in Belgio

Il settembre del 2025 rischia di essere ricordato come il mese in cui l’Europa occidentale si è balticizzata.

Dai droni russi che hanno violato lo spazio aereo della Polonia (abbattuti dall’aeronautica polacca) a quelli non identificati che hanno paralizzato il traffico degli aeroporti di Copenaghen, Oslo e Monaco di Baviera sorvolando anche diverse installazioni militari; dalle interferenze ai sistemi GPS che hanno interessato anche l’aereo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, fino alle azioni di propaganda anti-semita e islamofoba a Parigi, l’intera Unione europea si risveglia nel segno della guerra ibrida lanciata da Mosca, che prima ha usato Lituania, Lettonia ed Estonia come laboratorio, e adesso sta spostando la sua campagna sempre più a occidente.

Ma se - oltre a testare i limiti e le capacità di reazione dell’Unione europea e della Nato- uno degli obiettivi principali della campagna ibrida consiste nel seminare confusione, per fare chiarezza diventa necessario rimettere ordine in questa caotica sequenza di eventi.

Nel farlo, partiamo ancora una volta dalle repubbliche baltiche, in particolare dalla Lituania, dove una preoccupante serie di sabotaggi si è allargata al resto dell’Unione europea, e oltre.

Il caso dei pacchi-bomba

17 settembre 2025: in Lituania, la procura di Vilnius incrimina quindici persone con l’accusa di terrorismo. Secondo le indagini, si tratta di una rete di piccoli criminali reclutati attraverso il canale Telegram VWarrior per fabbricare ordigni esplosivi e spedirli in varie destinazioni, occultati tra pacchi ordinari.

Dietro VWarrior – sostengono gli investigatori lituani e polacchi – si nasconde un agente del GRU, il servizio segreto militare russo, già responsabile di operazioni spericolate come dell’ex agente doppio del KGB Sergei Skripal, avvenuto nel 2019 a Salisbury, nel Regno Unito.

17 settembre 2025: in Lituania, la procura di Vilnius incrimina quindici persone con l’accusa di terrorismo. Secondo le indagini, si tratta di una rete di piccoli criminali reclutati attraverso il canale Telegram VWarrior per fabbricare ordigni esplosivi e spedirli in varie destinazioni, occultati tra pacchi ordinari.

Dietro VWarrior – sostengono gli investigatori lituani e polacchi – si nasconde un agente del GRU, il servizio segreto militare russo, già responsabile di operazioni spericolate come l’avvelenamento dell’ex agente doppio del KGB Sergei Skripal, avvenuto nel 2019 a Salisbury, nel Regno Unito. 

I pacchi-bomba sono stati spediti tutti da Vilnius nel luglio del 2024, e hanno provocato un’allarmante serie di esplosioni: il primo pacco esplode la mattina del 20 luglio, all’aeroporto di Lipsia, in Germania.

La notte successiva, intorno alle due, un secondo pacco provoca un incendio a bordo di un furgone per il trasporto merci del corriere DPD nei pressi di Varsavia, in Polonia.

Alle 3:36 del mattino del 22 luglio un centro smistamento del corriere DHL a Birmingham, nel Regno Unito, prende fuoco dopo la detonazione di un terzo pacco inviato da Vilnius.

Un quarto pacco-bomba viene intercettato dalla polizia e dai servizi segreti polacchi prima dell’esplosione, nascosto in un cuscino per massaggi in transito all’aeroporto di Varsavia.

Un pacco prende fuoco nel centro smistamento DHL a Birmingham
Un pacco prende fuoco nel centro smistamento DHL a Birmingham

È quest’ultimo pacco a mettere gli investigatori polacchi e lituani sulle tracce della rete di sabotatori; risulta spedito pochi giorni prima da Vilnius, il mittente è un cittadino ucraino residente in Lituania di nome Vladislav Verkets. Da questo primo nome, gli inquirenti ricostruiscono il suo giro di contatti fino a impostare un’indagine transnazionale che nel novembre del 2024 conduce all’arresto di Alexander Bezrukravyi, un cittadino russo cresciuto a Rostov sul Don, vicino al confine ucraino, dove aveva una lunga storia di reati, tra cui rapina, porto illecito di armi da fuoco e traffico di droga.

Bezrukravyi viene arrestato in Bosnia-Erzegovina, dove si era nascosto illegalmente: «Un cittadino russo, sospettato di aver coordinato atti di sabotaggio contro la Polonia, la Lituania e altri alleati, è stato estradato in Polonia», twitta il 13 febbraio 2025 il primo ministro polacco Donald Tusk.

Secondo un’inchiesta del Guardian, Bezrukravyi, Verkets, e tutti gli altri membri della rete reclutati e istruiti attraverso Telegram erano piccoli criminali pagati in criptovalute Tether per l’equivalente di circa 960 dollari a pacco-bomba, sabotatori occasionali sfruttati come pedine sacrificabili in un disegno più vasto che – se fosse entrato a regime – sarebbe stato capace di generare una campagna di terrore sugli aerei-cargo e anche sui voli di linea in tutta Europa.

Il modus-operandi di reclutare agenti e sabotatori occasionali attraverso Telegram si sta ripetendo e – come le altre operazioni di guerra ibrida che stiamo esaminando – si sta diffondendo in altre nazioni dell’Unione europea: il 26 settembre 2025 le autorità olandesi hanno arrestato due 17enni che all’Aia si erano introdotti nel perimetro degli uffici di Europol (l’agenzia anticrimine dell’Unione europea) , Eurojust (l’agenzia per la cooperazione giudiziaria penale) e dell’Ambasciata del Canada con un dispositivo per le intercettazioni. Anche loro sarebbero stati reclutati da agenti del GRU e pagati in criptovalute.

«Stiamo assistendo a un aumento di persone che possiamo definire “proxies”, reclutate da servizi di intelligence stranieri» ha dichiarato il comandante di Scotland Yard Dominic Murphy il 18 settembre scorso, in occasione dell’arresto di due uomini che avevano appiccato un incendio a un centro logistico di prodotti destinati all’Ucraina, situato nei pressi di Londra.

Un allarme simile è stato lanciato anche dalla polizia tedesca con una campagna diffusa all’inizio di settembre dal titolo «Non diventare un agente sacrificabile di potenze straniere».

L’ombra degli «agenti occasionali» è stata evocata da alcuni media scandinavi anche nel caso degli sciami di droni che hanno funestato i cieli del Nord Europa nelle prime settimane del settembre 2025.

Ma in questa vicenda, la minaccia è apparsa quasi subito ancora più ampia.

“Non diventare un agente usa e getta”, la campagna in Germania
“Non diventare un agente usa e getta”, la campagna in Germania

Droni non identificati e flotta fantasma

La cronologia dei casi di sciami di droni mostra quasi 20 incidenti tra settembre e le prime settimane di ottobre, articolati in almeno sette nazioni (Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Polonia, Romania, Estonia) tuttavia la portata di questa campagna potrebbe essere ancora più ampia.

Come abbiamo raccontato nella seconda puntata del nostro speciale sulla guerra ibrida, anche in questa occasione le repubbliche baltiche fanno da apripista e sono soggette a questo tipo di incursioni già da molto tempo, ma l’estensione della minaccia sta conducendo a una risposta coordinata dell’intera Unione europea.

Ursula Von Der Leyen
Si tratta di una campagna per mettere alla prova la nostra determinazione, dividere la nostra Unione e indebolire il nostro sostegno all'Ucraina [...] ed è ora di chiamarla con il suo nome. Questa è guerra ibrida

«Questi incidenti sono calcolati per restare nell'ombra della negabilità. Non si tratta di molestie casuali. È una campagna coerente e in continua escalation per destabilizzare i nostri cittadini», ha concluso von der Leyen, sostenendo la necessità di «un piano pan-europeo preciso, coordinato con la NATO».

Mentre Mosca continua a negare ogni coinvolgimento, la campagna di droni – sia identificati come russi, nel caso di Polonia e Romania, sia di origine ancora sconosciuta, come negli altri casi – ha portato a un’intensificazione dell’operazione Baltic Sentry (che era nata per pattugliare il Mar Baltico dopo l’intensificarsi dei sabotaggi di cavi sottomarini) e alla discussione in corso su un «muro anti-drone» di portata europea.

In questo clima di minaccia ormai multidimensionale, che si articola sui cieli e nelle acque europee, i vari piani si stanno sovrapponendo sempre di più e torna a giocare un ruolo chiave la cosiddetta flotta fantasma russa, che avevamo raccontato nella prima puntata del nostro speciale.

La petroliera Boracay sequestrata dalle autorità francesi

Il primo ottobre, infatti, le forze speciali della marina militare francese sono intervenute a bordo della Boracay/Shuspa, una petroliera già inserita nella lista nera delle navi che Mosca impiega per eludere le sanzioni internazionali. Come tutte le imbarcazioni della flotta fantasma, anche la Boracay è contraddistinta da una proprietà opaca (società domiciliate tra Dubai e le Bahamas), frequenti cambi di bandiera (cinque negli ultimi anni, di cui l’ultimo registrato nel Benin) e perfino cambi di denominazione (al punto che era stata indicata con due nomi diversi).

In questo caso, però, si sospetta che la Russia stia facendo un salto di qualità: prima di fermarsi al largo di Saint Nazaire – dove è stata fermata dalla marina francese -  la Boracay/Shuspa ha costeggiato la Danimarca proprio nei giorni delle incursioni di droni, che – secondo le ipotesi filtrate dalla procura di Brest ai media francesi – potrebbero essere decollati proprio dalla petroliera fantasma.

La procura ha arrestato il capitano della nave, un cittadino cinese, che sarà processato nel febbraio prossimo, ma al momento Parigi non ha reso noto che cosa è stato trovato a bordo della Boracay.

Nelle stesse settimane dell’ondata di droni, proprio la Francia si è trovata al centro di una presunta operazione di guerra ibrida sferrata dalla Russia, che impiegava un’altra arma dell’arsenale di Mosca: la provocazione per esasperare tensioni razziali e politiche.

Provocazioni e destabilizzazione

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre, nove teste di maiale vengono rinvenute all’esterno di altrettante moschee della zona di Parigi, alcune delle quali corredate di slogan contro il presidente Emmanuel Macron e contro il governo francese.

Secondo il fascicolo delle indagini - al quale Le Monde ha avuto accesso – gli investigatori della Gendarmerie hanno identificato nei pressi delle moschee un’auto immatricolata in Serbia, ritrovata poi abbandonata nel quartiere di Oberkampf.

La caccia ai responsabili prosegue, ma proprio dalla Serbia provenivano gli autori di un’azione identica e speculare compiuta sempre a Parigi, in primavera: la notte del 31 maggio erano comparse Stelle di Davide e scritte antisemite sui muri del Memoriale della Shoah, su due sinagoghe e su un ristorante kosher. Le indagini della procura di Parigi hanno condotto all’arresto di tre sospetti, tutti di cittadinanza serba e in procinto di lasciare la Francia.

Secondo Le Monde, le due azioni sono confluite nello stesso fascicolo e convergono sullo stesso mandante: si tratta di un intermediario serbo che avrebbe ricevuto dal GRU l’incarico di reclutare via Telegram altri connazionali per istruirli e dirigerli a sferrare azioni in territorio francese.

L’obiettivo di esasperare tensioni già esistenti in una società aperta rientra in pieno nella dottrina russa della guerra ibrida, e ricalca addirittura vecchi manuali risalenti ai tempi del KGB: come racconta Thomas Rid nel suo libro Misure Attive- Storia segreta della disinformazione, la strategia di diffondere propaganda razzista attribuendola a misteriosi gruppi di estrema destra era già stata impiegata nella Berlino della Guerra fredda, solo per essere smascherata molti anni dopo.

Anche sul fronte delle provocazioni, le repubbliche baltiche sembrano un laboratorio di sperimentazione: «Quello che gli attori russi cercano di fare è aumentare la confusione e adoperare i punti di pressione di una società per esasperare le divisioni», racconta Eliza Burmistre, funzionario dell’Ufficio della comunicazione strategica della Presidenza del Consiglio dei ministri della Lettonia. «La strategia segue metodi già consolidati, individuati dal Dipartimento di Stato Usa come da istituzioni europee ed altri. Queste azioni, poi, possono essere amplificate con l’uso dei social: ci sono i messaggi ufficiali dei media ufficiali russi, rilanciati poi da account proxy e fake sui social media».

I droni nei cieli che causano paura e blocchi del traffico e le provocazioni verso i punti deboli della società, la flotta fantasma e i sabotaggi, le operazioni di spionaggio a opera di agenti sacrificabili e le azioni di disturbo: l’arsenalizzazione di tutti questi aspetti sembra ormai completa.

E dopo il fianco est dell’Unione europea e della Nato, adesso punta verso il cuore dell’Europa.

Che cos’è Eastern Flank Watch

È uno dei tre progetti-chiave della «Roadmap on European Defense Readiness 2030», il piano per rendere entro il 2030 la difesa dell’Unione europea capace di fronteggiare possibili minacce.

Eastern Flank Watch riguarda la sorveglianza del fianco orientale dell’Unione europea e prevede l’integrazione dei sistemi di difesa di terra con sistemi di aria (incluso il famoso “muro anti-droni) e sistemi marittimi, richiesti – oltre che dalle nazioni del Mar Baltico – anche da Romania e Bulgaria, bagnate dal Mar Nero.

Che cos’è la Roadmap on European Defense Readiness 2030

Già definito “ReArm Europe”, si tratta del piano disegnato dalla Commissione europea per colmare le lacune della difesa europea in nove aree specifiche:

  • Difesa aerea e missilistica
  • Sistemi di facilitazione sul campo
  • Mobilità militare
  • Sistemi di artiglieria
  • IA e cyber
  • Droni e sistemi antidroni
  • Fanteria
  • Marina militare

Il piano di finanziamento

Con il piano, la Commissione punta all’acquisto collettivo di equipaggiamento militare in una percentuale del 60% entro il 2030. L’equipaggiamento militare dovrà essere in maggioranza di produzione europea, almeno al 65%, ma l’Unione è in trattativa con paesi come UK e Canada per garantire loro un accesso privilegiato al programma
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