Indice di competitività, l'Europa è divisa in 3

di Giuseppe Chiellino 28 aprile 2023
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La mappa 2022 della competitività tra le regioni dell’Unione europea, appena pubblicata dalla Dg Politiche regionali della Commissione, disegna un’Europa divisa sostanzialmente in tre gruppi: il primo composto dagli Stati membri dell’Europa centrale e nordici in cui tutte le regioni registrano un indice di competitività al di sopra della media Ue (Austria, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia e Finlandia); nella classifica del Regional Competitiviness Index (RCI) ci sono poi i paesi dell’Est, in cui tutte le regioni sono al di sotto della media europea, tranne le regioni delle capitali; il terzo gruppo, è composto dai paesi del Sud, Italia compresa, in cui l’indice di competitività è sempre sotto la media europea, con cinque eccezioni (Catalogna, regione di Madrid e Paesi baschi in Spagna, Lombardia in Italia e l’area metropolitana di Lisbona in Portogallo).

Nella nuova geografia della competitività regionale, infine, Irlanda e soprattutto Francia fanno gruppo a parte perché hanno un mix di situazioni regionali diverse, sopra e sotto la media.

L’indice di competitività regionale misura la capacità di una regione di offrire alle imprese e ai residenti un ambiente attraente e sostenibile in cui vivere e lavorare, alla ricerca di un equilibrio tra economia e benessere, superando la discussione sul Pil come unico indicatore dello sviluppo.

Nelle mappe navigabili, è possibile consultare l’indice generale e tutti gli indicatori regione per regione per il 2022.

Indici di competitività regionale dell’Unione europea 2022

Fatta 100 la media Ue, l’indice misura con tre sottoindici e undici indicatori, la capacità di una regione di offrire un contesto attraente per le imprese e per le persone, per vivere e lavorare

Fonte: EUROSTAT

Nel confronto limitato agli Stati membri, l’Italia che tra il 2016 e il 2019 aveva recuperato quasi tre punti (da 82,1 a 84,9), nel triennio successivo ha tirato leggermente il freno, perdendo poco meno di un punto (84,1). Nel leggere i dati, è bene ricordare che il recupero dei Paesi che erano più indietro schiaccia l’indice di chi già superava la media Ue e avanza più lentamente.

Indice di competitività Ue: confronto tra i 27 stati membri

Confronto tra i 27 per ogni indicatore e andamento 2016-2019-2022

Fonte: EUROSTAT
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Il confronto tra le regioni italiane

Abbiamo estrapolato i dati delle regioni italiane per confrontarli, sulla base di ciascun indicatore (si veda la nota in fondo), con la media europea. Grazie alla visualizzazione a “ragnatela”, vediamo che l’unico indicatore che colloca l’Italia nettamente sopra la media europea nel RCI è quello della sanità (117,3 su 100). Impercettibile o quasi (101,9) il vantaggio per “business sophistication”.

La Lombardia si piazza al 98esimo posto nella classifica europea ed è l’unica regione italiana sopra la media nell’indice sintetico (103,3), segna 177,1 per le dimensioni del mercato e 137 per le infrastrutture ed è sopra la media per altri cinque indicatori. Preoccupa il 57,1 della qualità istituzionale, allineato alla media nazionale, e sorprende il 72,7 per la disponibilità tecnologica (technical readiness), comunque sopra il dato italiano, pari a 66,4.

Focus competitività Italia e Regioni italiane

Come si posizionano l’Italia e le regioni italiane per ciascun indice e ciascun indicatore

Fonte: EUROSTAT

Nelle primissime posizioni troviamo alcune regioni olandesi (intorno a 150 punti di indice RCI) e l’Ile de France, la regione di Parigi. Questo il quadro generale della competitività regionale per il 2022. Ciò che è interessante è il confronto con le due edizioni precedenti, 2016 e 2019, che lo studio della Commissione effettua per la prima volta, dopo gli opportuni aggiustamenti metodologici per rendere confrontabili i tre dati.

“Tra le edizioni 2016 e 2019, osserviamo soprattutto un processo di recupero nelle regioni di Stati membri dell’Europa dell’Est – si legge nel rapporto – insieme al miglioramento di molte regioni degli Stati membri del Sud, in ripresa dopo la crisi economica e finanziaria degli anni precedenti. Un recupero che si è verificato nel mentre l’indice di competitività regionale era in costante miglioramento a livello Ue”: +10 punti tra il 2019 e il 2022. Nel Sud Europa, sottolinea tuttavia il rapporto della Commissione, “in Grecia, Portogallo e Spagna la competitività continua a migliorare in modo generalizzato, meno in Italia dove migliorano solo tre regioni: Lombardia, Marche e Valle d’Aosta”.

Andamento dell'indice di competitivita delle regioni italiane

Fonte: EUROSTAT

Nel 2016 la Lombardia era sotto la media europea, ma è in lento miglioramento: da 98,5 a 103,3 RCI, piazzandosi al 98° posto. Migliorano l’apertura al mercato, l’innovazione e l’alta formazione; passi indietro su qualità delle istituzioni e mercato del lavoro. Per trovare la seconda regione italiana bisogna scendere alla 128esima posizione dove c’è l’Emilia-Romagna (RCI 93,2). Poi Veneto, Toscana, Lazio e Piemonte e a seguire le altre.

La Calabria, che con 58,9 è l’ultima regione italiana e arranca al 220° posto nella classifica della competitività Ue, arretra ai livelli del 2016 dopo un mini-balzo di 4 punti nel 2019. Dietro restano solo regioni rumene, bulgare e greche. Guardando i vari indicatori in cui si articola l’RCI, la Calabria ha una qualità delle istituzioni molto bassa (da 40 punti nel 2016 è scesa a 30 nel 2019 per poi recuperare parzialmente a 34,1 nel 2022. In forte recupero la voce infrastrutture (da 32,6 a 73,8). Migliora la disponibilità tecnologica ma si riduce l’indice di apertura ai mercati così come perde terreno rispetto alla media Ue l’efficienza del mercato del lavoro.

Il passo avanti delle Marche (85,1 nel 2022 contro l’80,7 di tre anni prima) si spiega soprattutto con i progressi delle voci innovazione, alta formazione e salute e benessere. Tra le altre regioni, si segnala la tenuta della Puglia che fa progressi soprattutto innovazione, istituzioni e infrastrutture, e del Veneto. Male invece la Liguria che perde 4 punti da 89 del 2019 a 85, nonostante il recupero della qualità istituzionale. Altissimo e stazionario l’indicatore salute e benessere (119,4)

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