Picchi di calore, aria stagnante e piogge: in Italia aumentano gli eventi estremi
Gli episodi in aumento in città
28 aprile 2025
di Marta Casadei e Michela Finizio
Meno di cinque giorni freddi all’anno, in media sul territorio nazionale. E, di contro, sempre più ondate di calore, notti tropicali e picchi di caldo estremo: nelle città del Nord le temperature giornaliere sono cresciute in media di 2,4°C rispetto al 2010 e l’impennata si è tradotta in fenomeni climatici estremi di magnitudo sempre più elevata.
Tra i più recenti, la forte tempesta che si è abbattuta lo scorso 17 aprile su Milano (prima delle vacanze pasquali), con raffiche fino a 67 km/h e alberi divelti che hanno evocato gli ingenti danni provocati in città dalla tempesta che ha colpito il capoluogo lombardo nella notte tra il 24 e il 25 luglio 2024.
A registrare l’aumento degli eventi climatici estremi sono i dati 3bmeteo, elaborati dall’ufficio studi del Sole 24 Ore: dall’analisi delle rilevazioni climatiche in 112 città capoluogo emerge la media mobile degli indicatori meteorologici per macro-area e il suo trend dal 2010 al 2024.
«Per avere dei riscontri scientifici servirebbero più anni. Ma dalla serie temporale esaminata emergono già marcati segnali di come sia cambiato il clima negli ultimi anni», afferma Alessandro Conigliaro, meteorologo di 3bmeteo.
Il trend degli eventi estremi, città per città
Il caldo estremo
Il trend più indicativo del cambiamento climatico negli ultimi 15 anni è quello relativo all’innalzamento delle temperature. Ne conseguono l’aumento le ondate di calore – quando per almeno tre giorni di fila la temperatura supera i 30 gradi – e dei picchi di caldo estremo, cioè degli sforamenti oltre i 35 gradi percepiti.
«I periodi anticiclonici, con tempo stabile e clima secco, sono aumentati. I campi di alta pressione sono più estesi e persistenti, soprattutto nelle regioni del Nord. La maggiore estensione e forza dell’anticiclone delle Azzorre e quello subtropicale incidono sulla circolazione delle masse d’aria a scala europea, proteggendo la nostra Penisola da incursioni di aria più fredda dal nord Europa», spiega l’esperto di 3bmeteo. Questo incide negativamente sulla distribuzione dei periodi piovosi e sulla circolazione dell’aria.
Il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre dall’era pre-industriale, secondo le analisi climatologiche di lungo periodo. E tra l’8 e il 15 agosto 2024 si è registrata un’ondata di calore record, con temperature massime diffusamente oltre i 35°C tra le regioni del Centro e la Val Padana. In base ai dati di 3bmeteo, l’anno scorso al Nord ci sono state otto ondate di calore in più rispetto al 2010, per un totale di 52,3 giorni di caldo consecutivo. Si tratta di 17 ondate nel 2024, contro le nove del 2010. In pratica il Nord si sta progressivamente allineando alle performance di altre regioni, dove questi fenomeni erano già più frequenti: al Centro e al Sud le ondate di calore rilevate sono passate da circa 13 a 20 all’anno, in media in 15 anni.
L’aumento delle temperature si traduce in picchi di caldo estremo: al Sud nel 2024 ci sono state 11 giornate in più in cui sono stati toccati (o superati) i 35 gradi, passate da 6,4 a 17,6 all’anno; 12,5 in più al Centro, dove si è passati da 6,8 a 19,3 episodi. Questo tipo di eventi in passato erano praticamente assenti al Nord (1,9 picchi nel 2010), mentre oggi se ne contano in media più di 11 all’anno.
Il risultato, tra mezzanotte e le 6 di mattina, sono quasi 80 notti tropicali all’anno nelle città settentrionali (con 20°C oppure oltre), 36 in più rispetto a quante se ne registravano 15 anni fa. L’altra faccia della medaglia sono inverni sempre più miti: i giorni freddi, con temperatura massima percepita sotto i 3° C, al Nord sono scesi da 28 a 5 all’anno (-23, in media, rispetto al 2010); negli ultimi due anni la pianura padana non ha registrato nevicate.
La maggiore frequenza dei periodi anticiclonici, inoltre, riduce la circolazione e l’aria oggi risulta stagnante (assenza di piogge, vento e nebbia) per oltre 70 giorni consecutivi in media nei capoluoghi (92 al Nord, 70 al Centro, 50 al Sud), un fenomeno in crescita e purtroppo correlato alla maggiore persistenza degli inquinanti nell’atmosfera.
La mappa del clima nel tempo
Gli eventi piovosi
Analizzando i dati sulle precipitazioni l’analisi si fa più complessa. Dai trend del decennio emerge una riduzione dei giorni piovosi e un aumento di quelli continuativi senza pioggia.
Osservando quest’ultimo indice (che esprime in percentuale la lunghezza della sequenza più lunga di giorni siccitosi sul totale di quelli senza pioggia rilevati in città), questi periodi di siccità si sono allungati di otto giorni su 100 considerati. Quelli più lunghi, in media, sono stati rilevati ad Agrigento e Cagliari.
«I trend legati alle precipitazioni, però, sono influenzati dall’eccessiva variabilità atmosferica globale», commenta Conigliaro. Non deve stupire, quindi, che nell’arco di tempo considerato si incontrino uno degli anni più siccitosi di sempre, il 2022, e allo stesso tempo il 2024, che è risultato invece uno dei più piovosi di sempre al Centro-Nord.
Piogge torrenziali, caldo torrido e raffiche di vento: si moltiplicano gli eventi estremi in Italia
Osservando sempre le piogge emerge anche un’altro trend, legato all’intensità pluviometrica media del giorno piovoso durante la stagione estiva, passata in media da 9 a 13 millimetri di cumulata in 15 anni: in pratica, piove meno ma più intensamente.
«L’aumento delle temperature dei mari durante i periodi anticiclonici, sempre più lunghi, diventa carburante per l’evaporazione dell’acqua. Tanto che, appena si verificano delle rotture di questi periodi, si manifestano precipitazioni talmente violente da essere “fuori scala” e quindi difficili da intercettare a livello statistico», spiega il meteorologo.
Tra gli episodi, si ricordano le alluvioni dell’Emilia-Romagna del 17-19 settembre 2024 durante il quale sono caduti circa 360 mm complessivi, di cui 285 in 24 ore, e quella del 19- 20 ottobre (in 6 ore circa due terzi delle piogge che mediamente cadono nell’intero mese di ottobre, con punte fino a 170 mm a fine evento). Oppure gli allagamenti in Val di Cecina, con accumuli oltre i 100 millimetri in poche ore, del 25-26 ottobre scorso. Così come l’alluvione di Giarre (Ct), quando il 13 novembre sono caduti oltre 500 millimetri in 12 ore.