I numeri che dividono l'Europa
Le elezioni europee del 26 maggio sono un derby tra due concezioni della Ue: federalisti contro sovranisti. Ecco i principali numeri economici del continente con cui le nuove istituzioni Ue dovranno confrontarsi.
18 cards
Tasso di disoccupazione giovanile
Il numero di persone under 25 senza occupazione nell’Europa a 28 a febbraio 2019 è pari a 3,309 milioni (14,6% della forza lavoro continentale), in calo di 222mila unità rispetto all’anno precedente, quando era pari al 15,7% del totale.
Tutto bene, dunque? Sì, se ti chiami Germania, dove la disoccupazione giovanile è la più bassa d’Europa, seguita da Repubblica Ceca e Olanda. Male nei Paesi mediterranei come Grecia, Italia e Spagna dove gli under 25 senza lavoro sono tantissimi.
I redditi in Italia sono fermi a fine anni Novanta
Secondo l’Ocse, il reddito netto disponibile – escluse tasse e contributi – non è ancora tornato ai livelli pre-crisi 2008. In questa classifica siamo fanalino d’Europa. Questi dati includono anche il peso dell’inflazione dunque fotografano in che misura l’aumento del costo della vita ha inciso sui prezzi di beni e servizi.
Fra i grandi paesi Ue, l’Italia è l’unico dove il reddito medio disponibile non è ancora tornato ai livelli pre-crisi: in Spagna è leggermente superiore, in Francia di più e in Germania molto al di sopra di quell’asticella.
Chi ha più debito rispetto al Pil?
Il debito pubblico si riferisce al debito dello Stato nei confronti del settore privato e dell'economia: famiglie, imprese, banche di credito e banca centrale. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è considerato indice della solidità finanziaria di un paese. Le regole Ue prevedono un debito al 60% del Pil. Come si divide l’Europa?
La media continentale è superiore al 60%, seppure in discesa. Era all'81,6% alla fine del 2017 (83,3 % nel 2016). Quanto agli Stati membri, i meno virtuosi sono Grecia, Italia e Portogallo. I primi della classe sono invece Estonia, Lussemburgo e Bulgaria.
Chi paga più tasse?
E chi evade di più?
La Francia è il Paese europeo dove la tassazione è più elevata: 48,4%, seguito da Belgio (47,3%), Danimarca (46,5%), Svezia (44,9%), Finlandia (43,4%), Austria e Italia (42,4%). I Paesi dove il fisco colpisce meno sono Irlanda (23,5%), Romania (25,8%), Bulgaria (29,5%), Lituania (29,8%) e Lettonia (31,4%). La media europea è al 40,2%.
E invece l’evasione? Sul podio dell'evasione l'Italia è prima con 3.156 euro per ciascun abitante, seguita dalla Danimarca con  3.027 euro . Sono appena 129 gli euro che separano i due Paesi dell'Unione europea.
Le mete preferite per gli startupper
Qual è il posto migliore per fare startup in Europa? I migliori hub sono Londra, Berlino, Parigi, Copenhagen e Lisbona. In media in ogni paese lavorano 12.800 persone e sono in arrivo altri 7.500 posti (dati 2018, Startup monitor).
Il Paese con più posti di lavoro nelle startup è la Slovacchia, con 21.200, seguita da Regno Unito, Germania e Francia. L’ecosistema che ha pianificato più nuovi posti di lavoro è invece l’Inghilterra (12.800), seguita da Francia (9.800) e Slovacchia (9.500). In Italia i posti di lavoro sono 5.200, pianificati altri 3.400.
L’Italia non cresce da 20 anni
Il prossimo grafico è una fotografia impietosa del ritardo italiano: l’unico Paese europeo ad aver visto calare il Pil pro capite dal 2000 al 2018.
Cosa c’entra l’economia con il voto?
Uno studio della Commissione europea ha provato a rilevare la cause che alimentano il consenso verso partiti anti-europei e cosiddetti populisti.
Il risultato è che la crescita di partiti ostili a Bruxelles è guidata da «una specifica combinazione di fattori socioeconomici e geografici». In particolare tre fattori quali declino economico, basso livello di educazione e meno opportunità di lavoro sono diventati il propellente della protesta contro la Ue.
Reddito e voto: il caso tedesco
Negli stati della ex Germania dell’Est, dove i redditi sono inferiori anche di 15mila euro rispetto alla media nazionale, il partito dell’ultradestra Alternativa per la Germania (AfD) raggiunge il 30% dei consensi, grazie alla retorica anti immigrati e “prima i tedeschi”.
Alle elezioni tedesche del 2017, nel distretto sassone di  Görlitz, l’AfD ha raggiunto il picco record del 32,9% di consensi. Nella ben più ricca  Baviera, il partito arriva a fatica al 10,2% nonostante una presenza maggiore di cittadini stranieri e una più forte esposizione della città alla grande ondata migratoria del 2015.
Credits
Coordinamento editoriale:
Luca Salvioli
Art direction:
Laura Cattaneo
Design:
Federico Bergonzini, Andrea Marson
Sviluppo:
Renato Zitti Pozzi
Fonti
Eurostat
Ocse
Relazione sui reati finanziari, l'evasione e l'elusione fiscale del Parlamento Europeo
Startup monitor
Commissione Europea
German Federal Returning Officer