SOMETHING
IN THE
AIR

La mappa
del benzene
in Italia
di Matteo Scannavini

Il benzene è una sostanza chimica tossica presente in aria quasi ovunque. Siamo al sicuro dall’esposizione al benzene in Italia? In teoria sì, secondo i limiti di legge. In pratica, se si analizzano i dati orari, non è sempre così. Soprattutto per chi vive al Sud.

Il benzene si diffonde nell’aria per mezzo di sigarette, vernici, colle, incendi e combustioni domestiche, scarichi di auto a benzina e ogni attività industriale che usi derivati del petrolio.

In altre parole, il benzene è quasi ovunque.

Si tratta di una sostanza chimica formata da 6 atomi di carbonio e 6 di idrogeno (C6H6), che appare come un liquido incolore e dall’odore dolciastro: è volatile, infiammabile e, soprattutto, molto tossico.

Lo IARC (International Agency for Research on Cancer) classifica il benzene come cancerogeno di gruppo 1, cioè una sostanza dalla sicura capacità di generare il cancro nell'uomo. In particolare, l’esposizione a lungo termine può causare diverse forme di leucemie e altri tumori del sangue.

Siamo davvero al sicuro dal benzene?

La direttiva UE 2008/EC/50 sulla qualità dell'aria, recepita in Italia dal decreto legislativo 155/2010, fissa a 5 µg/m³ (microgrammi per metro cubo) la soglia della media annuale di concentrazione del benzene nell'aria. Vuol dire che gli abitanti di un luogo sono considerati al sicuro se in un anno l’aria ha un valore medio di benzene minore di 5 µg/m³.

Secondo il rapporto ISPRA 2023 sulla qualità dell’aria, da anni il benzene in Italia è “al di sotto dei limiti vigenti”. Questi limiti però controllano solo le medie annuali di benzene, è davvero sufficiente?

“Il benzene è una sostanza cancerogena genotossica per l'uomo ed è impossibile individuare un limite al di sotto del quale non vi siano rischi per la salute umana. Gli studi scientifici supportano un'associazione tra benzene e rischio di leucemia infantile senza indicazione di alcun effetto soglia” spiega Annamaria Moschetti, pediatra e presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto.

LIVELLI DI BENZENE MONITORATI IN ITALIA. limite media annuale (<5 µg/m³); limite media oraria (<27 µg/m³)

Inoltre, occorre vedere quali dati orari compongono il valore della media annuale, perché il benzene è dannoso anche per esposizioni elevate brevi. La normativa californiana è una delle più protettive al mondo e fissa a 27 µg/m³ il limite per l’esposizione acuta al benzene in un’ora, noto come Acute Rel (Recommended Exposure Limit). La California cioè, al contrario dell’Ue, monitora anche le ore in cui il benzene ha una concentrazione di oltre 27 µg/m³, considerata critica per gli effetti tossicologici non cancerogeni.

In Italia non esiste un monitoraggio dei picchi orari di benzene che sforino questa soglia, almeno finora: analizzando lo storico di milioni di rilevazioni orarie scaricabile dall’Agenzia Ambientale Europea, è possibile individuare dove e quando avvengono i picchi.

Dove si registrano più picchi orari di benzene?

Picchi orari di benzene tra 2013 e 2023
Ogni punto della mappa indica un picco critico di benzene, cioè un’ora in cui una stazione di monitoraggio dell’aria ha registrato un valore medio di benzene maggiore dell’Acute REL (27 µg/m³). Più grande è il punto, più intenso è il picco. La presenza di nero data da punti sovrapposti segnala un’area ad alta frequenza di picchi.

Tra il 2013 e il 2023, la provincia che ha registrato più picchi è Cagliari, con 369 sforamenti della soglia oraria critica: quasi tutti (364) sono stati rilevati nel comune di Sarroch, sede della Sarlux (ex Saras), una delle più grandi raffinerie petrolchimiche del Mediterraneo, in grado di produrre 300mila barili di carburante al giorno (15 milioni di tonnellate l’anno).

Napoli è la seconda provincia peggiore, con 243 picchi totali, seguita da Siracusa (228). Di 1774 picchi critici registrati in 11 anni in Italia, quasi l’80% è avvenuto nelle Sud e nelle Isole: la Sicilia è la prima regione per sforamenti col 26%, più di uno su quattro, seguita da Sardegna (21%), Campania (20%), Liguria (9%) e Puglia (8%).

Il benzene è un problema soprattutto al Sud

Totale picchi orari di benzene per macro area e regione 2013 e 2023

Nel Centro-Nord gli sforamenti sono contenuti e la zona più critica è per distacco la provincia di Savona (150 picchi), in particolare il comune Cairo Montenotte e la frazione Bragno. La Toscana e le province autonome di Trento e Bolzano hanno registrato zero sforamenti in 11 anni, l'Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta solo 1, il Piemonte 2.

Va comunque ricordato che la Valle del Po (Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Lombardia) è una delle aree con l’aria più inquinata d’Europa da polveri sottili.

Osservando le singole stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, Sarroch è sede della prima (nella zona industriale) e terza (nel fondo urbano) stazione in Italia per totale di picchi di benzene. La seconda si trova a San Vitaliano, in provincia di Napoli, comune noto per i problemi di smog, come documentato da Legambiente. Tra le prime 20 stazioni in classifica ci sono anche due capoluoghi: Napoli (41 picchi) e Trieste (16).

Le capitali del benzene

Totale picchi orari di benzene per stazione tra 2013 e 2023
Le stazioni di tipo di fondo si trovano in aree rappresentative dell’inquinamento medio a cui sono esposti gli abitanti locali, mentre quelle tipo industriale e traffico sono vicine a grossi impianti o aree molto trafficate, cioè le zone coi massimi livelli di inquinamento a cui può essere esposta la popolazione. Per dettagli, vedi glossario EEA
230 picchi a Sarroch

Spesso, le centraline con più picchi si trovano in comuni con grandi raffinerie, che immettono in atmosfera benzene e altri inquinanti pericolosi, tra cui cadmio, arsenico e monossido di carbonio. Non è solo il caso di Sarroch, ma anche di Siracusa, Augusta, Priolo Gargallo e Melilli, e di Taranto, Gela (Caltanisetta), e Falconara Marittima (Ancona).

Tutti questi comuni sedi di raffinerie rientrano nei Siti d’Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN).

A Sarroch, come ricostruisce il rapporto “Raffinerie e salute” di Isde (l’Associazione dei Medici per l’Ambiente), non solo il comune ha un’alta incidenza di malattie respiratorie e tumori ai polmoni, ma uno studio del 2013 ha evidenziato anche danni al DNA dei bambini residenti nell’area industriale, in corrispondenza di alte concentrazioni nell’aria di benzene, metalli pesanti e IPA (idrocarburi aromatici policiclici).

La presenza di benzene è anche in falda: secondo gli ultimi dati Arpa Sardegna, nel 2021 nelle falde sotto la Sarlux la concentrazione di benzene era fino a 1.280.000 volte i limiti di legge.

In altri dei comuni citati, come Gela o Priolo Gargallo, lo studio SENTIERI registra eccessi di ospedalizzazione e mortalità per diversi tipi di tumore. A Taranto, anche per leucemie infantili nella popolazione femminile.

“Il rispetto della media annuale, indicata dalla legge, non tiene conto dei picchi di emissione e dei possibili effetti su fasce sensibili della popolazione come donne gravide e bambini” commenta la dott. ssa Moschetti.

Le esplosioni di benzene a L’Aquila e Sarroch

Picchi orari di benzene più intensi tra 2013 e 2023 (µg/m³)
Ogni bolla corrisponde a una delle 12 rilevazioni orarie di benzene più alte registrate in Italia tra 2013 e 2023. Per ciascuna, è indicato il valore in microgrammi metro cubo, il luogo, la data e l’ora.
709,9 picchi a L’Aquila

A Sarroch, gli sforamenti della soglia oraria di benzene in aria non sono solo più frequenti, ma anche più intensi.

Dei dodici picchi orari di benzene più forti rilevati in Italia tra 2013 e 2023, quattro sono avvenuti a Sarroch presso la Sarlux tra il 30 e 31 luglio 2021: il valore massimo toccato è di 259,7 µg/m³, quasi 10 volte l’Acute REL. L’estate 2021 è stata un periodo di enorme inquinamento a Sarroch, con 110 picchi di benzene tra giugno e agosto, quasi un terzo del totale registrato nel comune in 11 anni.

Il primato del picco più alto appartiene però a L’Aquila: la sera dell’1 febbraio 2018, la stazione della frazione di Arischia ha segnato un valore di benzene di 709 µg/m³. Le cause non sono chiare: forse era dovuto a un incendio, dato che Arischia è una zona rurale soggetta a roghi, anche dolosi.

Questa rilevazione insolita, che come tutti i dati dell’inchiesta è validata dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, non è riscontrabile nel portale di Arta Abruzzo (l’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente): qui, i dati giornalieri del benzene del 1 febbraio 2018 non sono disponibili per la sola stazione di Arischia, ma si trovano per i giorni precedenti e successivi.

I picchi di benzene, ora per ora

Dati esplorabili dei picchi orari di benzene tra 2013 e 2023

L’Acute REL californiano riguarda gli effetti tossicologici non cancerogeni dell’esposizione acuta al benzene, come irritazioni, nausea o svenimento. Tanti picchi di benzene nel tempo possono essere pericolosi anche rispetto al rischio cancerogeno?

Il singolo picco non è un problema, ma una popolazione esposta a centinaia di picchi nell'arco di anni può andare incontro agli effetti cancerogeni dell'esposizione cronica al benzene” dichiara al Sole 24 Ore il dottor. Armando Zarrelli, chimico organico dell’Università di Napoli Federico II.

È una possibilità teorica, non esiste la modalità di studiarla” commenta sul tema il dottor. Maurizio Manno, ex medico del lavoro della Federico II e membro dello SCOEL, il Comitato Scientifico per i Limiti dell'Esposizione Professionale della Commissione Europea. “I picchi non sono una cosa buona. Da questo possiamo dire quanti picchi e quanto alti corrispondano a quale rischio cancerogeno? Non lo sappiamo” spiega Manno.

Nel 2024, l’associazione Peacelink ha svolto una ricerca a Taranto sui picchi orari di benzene secondo i criteri californiani. Questa inchiesta espande quel lavoro e fotografa un fenomeno non monitorato in Italia. Il portale ISPRA sulla qualità dell’aria permette sì di vedere le medie orarie di benzene, ma con diversi limiti: i dati di molti comuni sono assenti, non si può scaricare lo storico dei dati e, soprattutto, è controllata solo la soglia critica della media annuale (5 µg/m³), l’unica riconosciuta dalla legge italiana.

“In relazione ai dati promossi dalla ricerca dell’associazione Peacelink rispetto ai picchi di benzene, Sarlux non riconosce l’attendibilità scientifica della ricerca. Lo studio citato, infatti, si basa su presupposti (livello critico di 27 µg/m3 su base oraria) non confermati dalla lettura scientifica, non adottati da alcuna agenzia internazionale (EPA, ECHA, OMS) e per questo motivo non previsti dalla normativa europea e nazionale. Il Gruppo Saras ha sempre operato in ottemperanza alle normative vigenti e alle conoscen-ze scientifiche e svolge la propria attività con la massima attenzione e nel pieno rispetto dei limiti posti a tutela della salute pubblica e dei lavoratori” ha replicato la Sarlux al Sole 24 Ore.

Come detto, il limite contestato è adottato solo dalla California, che ha una legge molto conservativa. Tuttavia, enti internazionali autorevoli come l’OMS, sebbene non prescrivano tale limite, ribadiscono che non esistono livelli minimi certi di esposizione al benzene non rischiosi per l’uomo.

Tutti i dati e i dettagli dell’inchiesta “Something in the air” sono pubblicati su questo repository github.