Sarà recessione economica? E in quali paesi? In questa dashboard interattiva abbiamo raccolto una serie di grafici, che terremo aggiornati, per monitorare come evolverà questo scenario di incertezza.
Iniziamo con alcuni numeri diffusi negli ultimi giorni, che abbiamo scelto come significativi dello stato dell’economia globale.
Dopo un 2021-22 con un deciso rimbalzo del PIL, post lockdown, e il ritorno alla normalità economica, le tre locomotive globali - Stati Uniti, Unione europea e Cina - si sono ingolfate e lo spettro della recessione per il 2023 aleggia su gran parte del mondo, anche se i primi dati economici dell'anno danno una visione più ottimistica.
Nel grafico sopra presentato prevalgono ancora le barre verdi e non solo nei tassi di inflazione ai livelli record. La crescita e la produzione industriale sono previste in incremento nei prossimi anni in gran parte del mondo, salvo qualche ormai nota eccezione: ovviamente la Russia, ma anche Germania e Stati Uniti.
I dati di FactSet, che raccoglie le stime di diversi broker, sul 2023 danno una lieve crescita per l’Italia. Negativa la produzione industriale, al pari di altri paesi europei.
L'Eurozona nel primo trimestre 2023 è entrata in recessione tecnica, con una contrazione dell'economia del -0,1%, spinta al ribasso in particolare dalla Germania. Per l'Italia Istat stima ancora una crescita per il 2023: +1,2%.
Partiamo dall’Eurozona e dal suo Purchasing Managers Index che cattura l’opinione dei responsabili degli acquisti riguardo l’andamento del settore manifatturiero e dei servizi. Un punteggio superiore a 50 indica una percezione di crescita e viceversa. Da luglio i valori sono scesi sotto tale soglia come non si vedeva da inizio 2021, in piena terza ondata di Coronavirus. Da gennaio una inversione di tendenza con la risalita del Pmi servizi e Composite oltre quota 50, poi un nuovo calo.
Molte industrie europee hanno dovuto razionare la propria produzione di fronte a prezzi del gas che ad agosto hanno toccato sul mercato di riferimento di Amsterdam i 340 euro per megawattora (14 volte la media dei prezzi nel primo semestre del 2021). La decisa discesa dei prezzi in corso ci ha riportati ora vicino ai livelli di 20-30 €/MWh che si registravano prima dell’inizio di questa crisi energetica. Poi una risalita. Monitorare il suo andamento risulta quindi importante per capire la salute dell’economia europea.
I prezzi del gas hanno spinto verso l’alto l’inflazione costringendo le principali banche centrali del mondo a rialzi record dei tassi di interesse. La Banca Centrale Europea ha deciso un rialzo da 75 punti base per la prima volta nella sua storia. Sull’altra sponda dell’Atlantico, nel giro di un anno la Federal Reserve ha portato i tassi dallo 0 al 4,8%. Incrementi che si traducono in un maggior costo del denaro per prestiti e mutui scoraggiando così acquisti e investimenti.
Guardiamo quindi agli Stati Uniti, dove gli aumenti dei tassi a breve termine da parte della FED hanno portato a una inversione della curva dei rendimenti. In genere, più la scadenza del titolo di Stato è a lungo termine, più alto è il suo rendimento.
Di conseguenza, la curva che misura la differenza tra i rendimenti dei bond a 10 anni con quelli a 3 mesi ha generalmente valori positivi. Vediamo però che da fine ottobre la curva è scesa nel quadrante negativo (ovvero, gli investitori sono più pessimisti circa le prospettive a lungo termine). In passato a periodi con valori negativi è quasi sempre seguita una recessione.
A incidere sull’economia globale lo stato di salute della Cina alle prese con molteplici problemi: dalla crisi del settore immobiliare ai continui lockdown, frutto della rigidità della strategia cinese contro il Coronavirus. Il regime dopo le diffuse proteste da parte della popolazione ha decisamente attenuato le misure di contenimento.
Scelta dettata anche dalle preoccupazioni economiche: il pil cinese è cresciuto del 3% nel 2022, segnando una delle performance più deboli da decenni, a causa soprattutto degli effetti della politica zero covid, del crollo del settore immobiliare e della domanda estera indebolita.
Nel grafico sopra l’andamento dei titoli del settore immobiliare a grande e media capitalizzazione quotati nei mercati azionari cinesi. Dopo un picco nel 2018, i valori sono crollati sotto i minimi del 2013.
Le conseguenze della politica zero Covid vanno ben oltre i confini cinesi. Lo si è visto chiaramente lo scorso aprile. La mancanza di personale nel porto di Shangai (il più grande terminal marittimo del mondo), causata dai ripetuti lockdown nella città, creò un ingorgo di quasi 500 navi container (5% della flotta mondiale) in attesa di entrare nel porto.
In quell’occasione, il Global Supply Chain Pressure Index, una misura del livello di pressione sulle catene del valore globale, toccò il valore di 3,4: il secondo massimo di sempre.
Ora i valori sono in discesa, così come i prezzi dei container, ma non si può certo dire che il commercio globale sia tornato alla normalità pre-pandemia, risultando così un ulteriore ostacolo alla crescita globale da monitorare.
Complici queste difficoltà nelle catene di approvvigionamento globali, i prezzi delle principali materie prime rimangono elevati rispetto allo scorso anno (con l’eccezione del carbone) andando soprattutto a pesare sui bilanci dei Paesi a basso reddito. Ad oggi, il 55% di queste economie sono ad alto rischio di default sul proprio debito.
Anche il rame si mantiene su prezzi elevati, anche se in calo rispetto ai picchi della prima metà del 2022. Nonostante questo calo, le esportazioni cilene mensili di rame sono scese sotto ai 3,5 miliardi di dollari. Dalle auto ai cavi high-tech, il rame è elemento chiave di molti prodotti e la nazione andina è il maggior produttore mondiale. Se la domanda per il rame cileno è debole, è probabile che lo sia anche la crescita dell’economia mondiale.
In conclusione guardiamo all’Italia, dove gli ultimi dati sul mondo del lavoro sono incoraggianti: gli occupati a dicembre sono cresciuti di 37mila unità su novembre e di 334mila unità su dicembre 2021.
Nel grafico qui sotto i dati mensili sulla cassa integrazione, con il dettaglio delle tipologie.