Debanking
i conti correnti
che spariscono

Perché banche, PayPal e simili bloccano i sex worker
di Silvia Martelli

I sex worker sono un'ampia categoria di lavoratori che comprende attori porno, escort, creator su siti come OnlyFans, dominatrici, spogliarelliste, prostitute e tanto altro. Alcune di queste figure sono considerate legali in molti Paesi del mondo, altre sono illegali, altre ancora non sono ben definite dal punto di vista della legge. Le banche applicano però le stesse policy a tutti i lavoratori del sesso, a prescindere dal tipo di attività che fanno.

È questo il caso del debanking, che consiste nella chiusura da parte di una banca di un conto corrente perché considerato un rischio dal punto di vista legale, finanziario o della reputazione. Tra le principali vittime di questa pratica diffusa ci sono i sex worker, che da un giorno all’altro si possono ritrovare incapaci di pagare l’affitto, le bollette e fare la spesa.

Secondo diversi sondaggi, i sex worker hanno avuto problemi significativi nell’accedere a servizi finanziari. Per esempio, nel Regno Unito più dell'80% dei membri di Decrim Now, il sindacato dei lavoratori del sesso, ha subito discriminazioni finanziarie. Negli Stati Uniti, al 63% è stato chiuso almeno un conto corrente, secondo Free Speech Coalition.

Considerato che il numero dei sex worker è in continuo aumento nel mondo, si tratta di una percentuale importante della popolazione che affronta queste difficoltà. In America, sono circa 2 milioni di persone. In Cina, 5 milioni. In India, 3 milioni. Nel Regno Unito, quasi 73mila. Molti di questi lavoratori sono inoltre già vulnerabili, con una storia alle spalle di instabilità finanziaria.

Jessica Goedtel è una dei pochissimi financial advisor specializzati in sex worker.

I suoi clienti sono principalmente creator di contenuti legali su Onlyfans e simili.

Il suo lavoro consiste nell’occuparsi di tutto quello che riguarda i soldi dei suoi clienti: preparare la dichiarazione dei redditi, analizzare le entrate, e consigliare quanto si può spendere, quanto mettere da parte in caso di emergenze etc.

Jessica Goedtel è una dei pochissimi financial advisor specializzati in sex worker.

I suoi clienti sono principalmente creator di contenuti legali su Onlyfans e simili.

Il suo lavoro consiste nell’occuparsi di tutto quello che riguarda i soldi dei suoi clienti: preparare la dichiarazione dei redditi, analizzare le entrate, e consigliare quanto si può spendere, quanto mettere da parte in caso di emergenze etc.

Il debanking

Il debanking è un fenomeno con un impatto profondissimo sulla vita dei lavoratori del sesso. Genera insicurezza, angoscia, e nei peggiori dei casi porta a fare scelte pericolose.

Jessica Goedtel è una dei pochissimi financial advisor specializzati in sex worker. I suoi clienti sono principalmente creator di contenuti legali su Onlyfans e simili. Il suo lavoro consiste nell’occuparsi di tutto quello che riguarda i soldi dei suoi clienti: preparare la dichiarazione dei redditi, analizzare le entrate, e consigliare quanto si può spendere, quanto mettere da parte in caso di emergenze etc.

In particolare Jessica, che si fa pagare dai 3mila ai 6mila dollari l’anno, aiuta i lavoratori del sesso da tutti gli Stati Uniti ad avere accesso ai servizi finanziari considerati basilari, ma a cui i sex worker hanno difficile accesso poché le società di servizi finanziari spesso evitano settori considerato ad alto rischio, tra cui l'intrattenimento per adulti.

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80
Sex worker che hanno avuto esperienze di discriminazione finanziaria nel Regno Unito
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63
Sex worker a cui hanno chiuso un conto negli Stati Uniti
Banche
ed elaboratori
di pagamento
bloccano
i sex worker
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Sex worker a cui hanno rifiutato un prestito negli Stati Uniti
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Sex worker che hanno avuto esperienze di discriminazione finanziaria nel Regno Unito
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Sex worker a cui hanno chiuso un conto negli Stati Uniti
Banche
ed elaboratori
di pagamento
bloccano
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Sex worker a cui hanno rifiutato un prestito negli Stati Uniti

Le banche infatti – tra cui ad esempio Bank of America, un colosso nel settore – si rifiutano di concedere account a persone coinvolte nell’industria di sesso, ritenendo che siano una possibile esposizione ad attività illegali quali il riciclaggio di denaro, nonché a cause civili o penali. Temono anche di poter danneggiare la propria reputazione.

Secondo Goedtel, il debanking avviene perché solitamente le banche identificano “un particolare tipo di pagamento sospetto, dice Goedtel. “Se c'è un'azienda attraverso la quale si viene pagati, potrebbero individuarla e poi chiudere i conti di tutti coloro che hanno ricevuto un pagamento da quell'azienda”.

Phoenix Calida, il direttore delle comunicazione della divisione americana di SWOP, un gruppo di difesa delle lavoratrici del sesso presente in numerosi Paesi del mondo, parla di “un’arma a doppio taglio”: i sex worker di solito prelevano spesso di pagamenti che hanno ricevuto sul conto, per paura che l’account venga bloccato e con esso anche i soldi. Ma fare frequenti spostamenti aumenta notevolmente la possibilità che la banca effettui dei controlli in quanto è considerata un’attività sospetta.

La chiusura degli account è più comune con le aziende che offrono servizi di pagamento online.

PayPal, Venmo e Cash App, sono molto più propensi a chiudere account all’improvviso. Se intuiscono quello che fai per vivere, ti bloccano, ma questo succede anche per i conti bancari, che vengono spesso chiusi senza motivo. Dipende dalla banca e dalle sue strategie di gestione del rischio.
Jessica Goedtel,
financial planner di sex worker

“PayPal, Venmo e Cash App, sono molto più propensi a chiudere account all’improvviso. Se intuiscono quello che fai per vivere, ti bloccano, ma questo succede anche per i conti bancari, che vengono spesso chiusi senza motivo. Dipende dalla banca e dalle sue strategie di gestione del rischio.”

Goedtel ha aggiunto che per i suoi clienti cerca sempre di evitare le banche che dichiarano apertamente che l'intrattenimento per adulti viola i loro termini di servizio, affidandosi ad altre - perlopiù banche locali - che non prevedono questa limitazione in modo esplicito.

“Ma in fin dei conti, devo comunque preparare i miei clienti alla possibilità che il loro account venga chiuso, e purtroppo si tratta di una eventualità molto probabile. Quindi è bene avere dei piani B, come ad esempio un altro conto bancario. In questo modo, se uno dei due viene chiuso, c’è sempre l’altro. Questa è tra le misure che adottiamo per cercare di limitare i danni.”

Quando le banche decidono di chiudere un account, si viene informati da una lettera per posta che si limita a notificare la chiusura senza fornire alcuna spiegazione. L’assegno con i soldi rimasti sul conto prima che venisse chiuso di solito ci mette qualche mese ad arrivare, e nella migliore delle ipotesi qualche settimana. Con PayPal e simili, è anche peggio: possono chiudere l’account e tenersi i soldi.

I sex worker nel mondo
Numero di persone che guadagnano vendendo servizi o performance sessuali
Fonte: Iusw

“Cambiare banca è difficile. Anche quando sai che devi farlo e lo pianifichi in anticipo è comunque un processo arduo e stressante. Se poi non si è nemmeno preparati, diventa davvero un problema. Devi trovare un nuovo modo per ricevere i pagamenti dei clienti e smuovere le cose abbastanza velocemente per poter continuare a pagare le bollette. Se hai un affitto, un mutuo, ti devi assicurare di poter continuare a pagare per non rischiare di perdere la casa.”

Secondo il direttore di SWOP, Calida, quando i sex worker si trovano in questa situazione corrono rischi altissimi di mettersi in pericolo perché devono fare soldi velocemente. È per questo che le figure dei financial planners, che aiutano i sex worker a prepararsi a qualunque evenienza, sono sempre più cruciali.

La figura cruciale
del financial planner

Goedtel suggerisce a tutti i suoi clienti di avere un conto aziendale e uno personale, e di tenerli separati assicurandosi di non ricevere pagamenti aziendali sul conto personale.

Consiglia anche di avere un secondo conto aziendale in un’altra banca. In questo modo, se vieni bloccato da una banca, c’è già un altro conto pronto all’uso.

Secondo gli esperti, ci sono una serie di fattori che rendono le banche diffidenti nei confronti dei membri dell'industria del sesso, tra cui il rischio che stiano facilitando il traffico sessuale.

C’è poi la conformità alle normative antiriciclaggio e la pressione da parte dei regolatori finanziari. Negli Stati Uniti, ad esempio, le banche devono segnalare le transazioni sospette alla Financial Crimes Enforcement Network, l'agenzia federale incaricata di combattere i crimini finanziari, compreso il riciclaggio di denaro.

L'inadempienza può comportare multe e persino sanzioni penali per le banche, che quindi scelgono di essere particolarmente aggressive, fornendo al governo più informazioni possibili. Ma presentare rapporti di attività sospette può diventare un’attività costosa per le banche, che quindi tendono a limitare il rapporto con intere categorie di rischio, come i sex worker. Oltre alle politiche antiriciclaggio, le banche devono anche gestire il rischio di danneggiare la propria reputazione. In sintesi, secondo gli esperti, l’approccio della banche è “better safe than sorry”, meglio prevenire che curare.

Per proteggere i conti bancari, i sex worker spesso ricorrono ad elaboratori di pagamento, come Venmo e Cashapp, utilizzandoli come intermediari. Ma molte di queste stesse società sono ostili alla categoria: per policy, Cashapp e Stripe vietano le transazioni relative a “contenuti e servizi per adulti” e Paypal, che possiede Venmo, proibisce “certi materiali o servizi a sfondo sessuale”. E a differenza delle banche, chi offre servizi di pagamento online non sempre restituisce il saldo del cliente dopo la chiusura del conto.

“La maggior parte delle lavoratrici del sesso che conosco, se ricevono mance o altro dai clienti tramite Venmo, devono immediatamente incassare i soldi e poi inviarli alla loro banca, al loro conto aziendale nello specifico,” dice Goedtel. “Dico sempre ai miei clienti che non si tratta di banche e quindi non hanno l'obbligo di restituire il denaro se chiudono il conto, e lo fanno molto spesso”.

In un sondaggio di Free Speech Coalition, il 51% dei sex worker intervistati ha dichiarato che Paypal aveva chiuso il loro account; il 23% lo ha dichiarato per Stripe; il 16% per Cash App; il 9% per Apple Pay e l’8% per Bank of America.

I lavoratori del sesso riscontrano diverse difficoltà anche per le richieste di prestiti e mutui. Secondo Free Speech Coalition, al 50% dei sex worker in America è stato rifiutato un prestito.

“Cerchiamo di trovare banche che quantomeno siano a proprio agio con questo settore. Alcune banche sono molto esigenti - dice Goedtel -. Ma anche se i miei clienti fanno un lavoro legale, per loro è più complesso ottenere un mutuo. Insegno ai miei clienti ad accettare che è fuori dal loro controllo: speriamo che vada tutto liscio, ma dobbiamo anche essere preparati se non dovesse andare così e dobbiamo metterci l'anima in pace”.

Secondo Calida, la difficoltà ad accedere ai mutui è l’ennesimo modo in cui i lavoratori del sesso vengono discriminati. Si tratta dell’esclusione di un’intera categoria, che svolge attività legali, dalla possibilità di comprare una casa – da molti vissuta come una pietra miliare della vita – e di avere una stabilità finanziaria.

Questo vale per i sex worker a prescindere dalla quantità di soldi che fanno, spiega Goedtel. “La maggior parte dei miei clienti guadagna bene, ma faccio anche del lavoro pro bono, e non sembra avere importanza quanti soldi sono depositati sul conto. Semplicemente, scoprono che fai parte di questo settore e questa non piace, quindi ti fanno chiudere il settore. È uno schifo.”

Closed for business
Frequenza della chiusura di account e strumenti finanziari
Fonte: Free Speech Coalition

Le alternative alle banche

Mistress Olivia Snow è una professoressa universitaria di giorno e dominatrice professionale di notte. Snow lavora principalmente al Pandora Box, il dungeon più famoso di New York City. Ogni tanto fa anche videochiamate, oppure la sera incontra dei clienti in hotel quando viaggia per delle conferenze. Ha iniziato da ventenne, quando le servivano soldi. Ma ora, dice che lo fa perché “adora dominare”, perché “si diverte” e perché “passare del tempo con le altre dominatrici è molto più interessante che stare con gli altri professori”.

A settimana Snow guadagna dai 2mila ai 3mila dollari. Tutti soldi che ripone in una cassetta che tiene nascosta in casa, non proprio sotto il materasso ma quasi, perché lei delle banche non si fida più. A Snow hanno chiuso conti con Cashapp, Venmo e Western Union. Da allora detto basta, nonostante le amiche insistano che li depositi quantomeno in una cassetta di sicurezza in banca. Ma non solo: a Snow hanno chiuso anche account su app di consegna di cibo come Doordash e Caviar. Mi ha spiegato che emarginare le lavoratrici del sesso dalla società mainstream sembra proprio essere lo scopo.

Per evitare i problemi con le banche, di recente i sex worker hanno iniziato a farsi pagare in crypto. Senza i conti bancari, non è possibile svolgere le attività finanziarie più elementari: raccogliere, spendere e risparmiare i propri guadagni. Una volta bandite dai conti bancari tradizionali e dalle applicazioni finanziarie di uso quotidiano su cui molti fanno affidamento, ai sex worker non rimangono che poche opzioni.

“I soldi ottenuti con il sex work sono il loro stipendio, e chi vorrebbe che il proprio stipendio scendesse ad esempio del 20%? Quindi le crypto non sono una buona soluzione, sono troppo volatili e non sono protette”, spiega Goedtel.

A volte i sex worker si ritrovano invece costretti ad affidarsi ad altri per custodire i loro contanti, aprendosi così ad un possibile sfruttamento. “Quando lavoro con i miei clienti, cerco sempre di assicurarmi che questo non accada - dice Goedtel -. Cerco di proteggere il più possibile i loro beni, ma a volte il sistema li costringe ad andare in una direzione diversa”.

Alcuni sex worker hanno carriere redditizie e di alto profilo. Altri lo considerano un ripiego per guadagnare qualche soldo extra. Si tratta di madri, insegnanti, professionisti con titoli di studio avanzati e debiti a cinque cifre per i prestiti universitari. Ma tra di loro ci sono anche categorie più delicate, come chi ha un passato di sfruttamento e abusi.

I sex worker devono essere costantemente pronti al cambiamento. Basti pensare che ora TikTok rischia di essere bannato negli Stati Uniti, ed è proprio lì che molti dei sex worker trovano i loro clienti. Il cambiamento, dicono gli esperti, è solo l’ennesima difficoltà che i sex worker devono affrontare.