Si dice che la prostituzione sia la professione più antica di sempre: i documenti sumeri del 2400 a.C. sono i primi a menzionarla come occupazione nell’antica Babilonia. Il mercato ha continuato ad espandersi di secolo in secolo, e non è mai stato così vasto. Si stima che al mondo oggi ci siano circa 52 milioni di prostitute.
Secondo un rapporto Istat, in Italia, la prostituzione è un mercato da 4,7 miliardi di euro. Un business che interessa circa 3 milioni di italiani e che nel 2022 vedeva impegnate 90mila lavoratrici stabili e 20mila occasionali, che ricorrevano al sesso a pagamento solo in caso di necessità economiche.
Nel mondo, il mercato genera 99 miliardi l’anno e dal 2016 al 2022, secondo il Bedbible Research Center, è cresciuto del 5% di anno in anno. È rimasto invece invariato il dato della composizione dei sex worker: l’80% sono donne.
Quello della prostituzione è un mercato particolarmente complesso per via delle diverse leggi che la riguardano nel mondo, e che riflettono la visione sociale - e morale - del sex work.
Gli esperti del settore ritengono che questo modello sia particolarmente pericoloso perché le donne si ritrovano a dover scegliere se lavorare con qualcuno, ad esempio in un bordello, e quindi rischiare l’arresto, oppure lavorare legalmente da sole, tendenzialmente per strada, quindi, correndo rischi più grandi per quanto riguarda la loro incolumità.
Gli esperti del settore ritengono che questo modello sia particolarmente pericoloso perché le donne si ritrovano a dover scegliere se lavorare con qualcuno, ad esempio in un bordello, e quindi rischiare l’arresto, oppure lavorare legalmente da sole, tendenzialmente per strada, quindi, correndo rischi più grandi per quanto riguarda la loro incolumità.
In buona parte del mondo, le organizzazioni di categoria si battono quotidianamente per legalizzare la prostituzione. “Facciamo continuamente pressione sui politici”, dice Niki Adams, la portavoce di English Collective of Prostitutes, il movimento più importante del settore nel Regno Unito, nonché lei stessa una prostituta.
Le leggi che riguardano la prostituzione possono essere raggruppate in quattro modelli: proibizionismo, abolizionismo, regolamentazione e decriminalizzazione. Adams è una grande conoscitrice dell’abolizionismo, poiché in vigore nel Regno Unito. Secondo questo modello, la prostituzione in sé non è illegale, ma sono proibite le attività connesse, come il lenocinio (cioè lo sfruttamento della prostituzione altrui) e la gestione di bordelli.
“Le leggi sulla prostituzione vietano ai sex worker di lavorare con qualcun altro, anche se ci sono prove che dimostrano che è molto più sicuro lavorare all'interno di un locale che in strada, ed è più sicuro lavorare con qualcuno che non da soli - dice Adams -. Ci troviamo costantemente a dover aiutare donne della nostra rete che vengono accusate di gestire un bordello o addirittura di traffico di migranti solo perché lavorano con qualcun altro in un locale”.
Anche Italia, Francia, Islanda, Irlanda del Nord, Canada, Corea del Sud, Svezia e Norvegia hanno questo modello, che è anche noto come modello nordico poiché implementato per la prima volta dalla Svezia nel 1999.
“Alcuni Paesi europei, a partire dalla Svezia, hanno introdotto la criminalizzazione dei clienti - spiega Adams -. E questo è stato un disastro per le lavoratrici del sesso. Sostengono che le lavoratrici del sesso siano state depenalizzate, ma non è assolutamente vero: lo stigma e la discriminazione sono aumentati e le lavoratrici del sesso devono ancora affrontare misure punitive”.
“Per le prostitute che lavorano in strada significa essere spinte in zone più isolate - dove la violenza è più diffusa - per sfuggire alla polizia”, spiega Adams. “Per quelle che lavorano in gruppo nei locali, si tratta di decidere ogni giorno se lavorare in modo meno sicuro o rischiare l'arresto. Nessuna donna debba prendere questa decisione, ed è per questo che stiamo facendo pressione per la depenalizzazione”.
Il modello del proibizionismo è ancora più severo di quello nordico: la prostituzione è illegale in tutto e per tutto. Non si possono vendere, comprare e facilitare servizi sessuali a pagamento. Questo tipo di leggi sono diffuse nei Paesi particolarmente religiosi, come Arabia Saudita, Egitto, Filippine, Iran, Bangladesh ed Emirati Arabi, ma anche in Cina e Russia.
Sabrina Sanchez è un’altra prostituta, nonché la direttrice della più importante associazione di sex worker in Europa, la European Sex Worker Rights Alliance, detta ESWA. Secondo Sanchez, il proibizionismo è un modello “del tutto difettoso”, così come illustrato da numerosi report di Amnesty International, Human Rights Watch ed altre importanti organizzazioni non profit. Questo perchè il modello dovrebbe aiutare le donne ad uscire dalla prostituzione, ma invece sta succedendo il contrario, spiega.
C’è poi la regolamentazione della prostituzione, secondo la quale la prostituzione è legale, ma è soggetta a specifiche norme e regolamenti statali. Ad esempio, i sex worker spesso devono ottenere licenze o registrarsi presso le autorità locali, così come bordelli e altre attività commerciali legate alla prostituzione devono ottenere permessi specifici. La prostituzione è consentita solo in determinate aree o locali designati, come quartieri a luci rosse o bordelli.