La distribuzione del vaccino è avviata, ma dovremo convivere con questa pandemia anche per il 2021. E anche quando saremo usciti dall’emergenza, alcune pratiche, come lo smart working, resteranno con noi.
Per valutare l’effetto di questa trasformazione abbiamo scelto Milano, che esemplifica la metropoli dall’anima frenetica e sociale. Settembre, il principale periodo di riferimento, quando ancora la curva epidemica era sotto controllo, e gli uffici della città ricominciavano ad accogliere i lavoratori di ritorno dalle vacanze estive e i ristoranti erano aperti.
È interessante osservare quel momento perché è stato quello con la maggiore presenza negli uffici, nonostante la pandemia, e dunque potrebbe essere quello più vicino a uno scenario di nuova normalità.
Dai grattacieli di Porta Nuova, a quelli City Life, la percentuale di dipendenti che lavora in presenza oscilla tra il 5 e il 60%. Per una media complessiva superiore al 50%, che trova conferma anche quando si guarda al settore pubblico, che svetta nello skyline meneghino con Palazzo Lombardia e il Pirellone.
Anche abbassando lo sguardo alla Milano dei palazzi liberty e dei cortili interni, l’afflusso settimanale medio dei lavoratori presso gli uffici cittadini è sempre stato almeno il 30% inferiore rispetto al periodo pre-pandemia, come mostrato dai dati del Community Mobility Reports di Google, qui riportati.
L’ecosistema di attività, che gravitano intorno a questa Milano che fattura, non poteva che soffrire questa assenza cronica di clienti. Privati di business meeting e pause pranzo veloci, i ristoranti milanesi hanno contato, per tutto settembre, il 25% in meno di prenotazioni rispetto all’anno precedente (dati TheFork).
Senza le code alle 8 in tangenziale ovest e i parcheggi in doppia fila per prendersi il caffè mattutino, la città ha però anche conosciuto una sua nuova dimensione più placida. I dati TomTom ci dicono infatti che settembre e ottobre hanno registrato flussi di traffico medi circa il 15% inferiori rispetto al corrispettivo periodo del 2019.
Mentre sempre a settembre, grazie ai dati forniti da Free Now, è possibile calcolare per i tassisti meneghini una riduzione media del 30%, nel numero di corse effettuate rispetto al numero mediano di quante ne riuscivano ad accumulare nelle settimane di gennaio.
Allo stesso modo l’assenza di molti pendolari ha cambiato l’aspetto dei mezzi pubblici targati ATM, caratterizzati durante l’autunno, secondo i dati forniti dalla stessa agenzia dei trasporti milanesi, da una variazione annua dei passeggeri trasportati pari a -50%.