Il tempo come vantaggio geopolitico
«Il tempo è denaro». Se Francis Bacon (che nel 1500 scrisse per la prima volta questa frase) o Benjamin Franklin (che due secoli dopo la riprese in un saggio) avessero vissuto ai tempi del Covid, forse avrebbero ideato il celebre motto in maniera un po' diversa: «Il tempo è geopolitica» avrebbero potuto dire. Oppure «è diplomazia». O ancora meglio: «Il tempo è politica di potenza».
Perché oggi non solo la velocità con cui ogni Paese uscirà dalla pandemia sarà determinante per decretare vincitori e vinti in campo economico (e sociale). Ma forse sarà fondamentale, in un mondo pluripolare, anche per stabilire i nuovi rapporti di forza tra potenze globali.
La velocità, già determinante nella corsa alla supremazia tecnologica su cui si stanno scontrando da anni soprattutto Stati Uniti e Cina, potrebbe insomma avere un ruolo geopolitico importante anche nel post-Covid: perché potrebbe permettere alle potenze più veloci di conquistare quote di mercato a scapito dei Paesi più lenti e forse anche di estendere la propria zona di influenza verso aree strategiche del mondo con aiuti sanitari.
Non è un caso che la Cina abbia deciso di rendere una parte dei suoi vaccini disponibili per i Paesi africani e proprio in questi giorni abbia deciso di dare 200mila dosi al Mozambico. E non è forse neppure un caso che anche l'Unione europea stia progettando di fare lo stesso.
Dietro queste mosse non ci sono solo solidarietà o esigenze sanitarie: c'è probabilmente anche una buona dose di geopolitica. Come gli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale estesero la loro influenza sull'Europa con gli aiuti del Piano Marshall, oggi con gli aiuti sanitari potrebbe accadere lo stesso verso l'Africa. Terra che per i cinesi e per gli europei è, per motivi diversi, strategica. Oppure verso altre aree del mondo.
Il vaccino potrebbe insomma diventare il cavallo di Troia per estendere le sfere di influenza: un piano Marshall sanitario. Difficile dire se questo avverrà davvero. Gli esperti si dividono tra possibilisti e scettici a riguardo. Forse tra un anno a nessuno più interesseranno i vaccini. Di certo, però, oggi le potenze mondiali hanno anche questo come obiettivo. Ce l'ha la Russia, col suo Sputnik. Ce l'ha la Cina. Ce l'hanno gli Stati Uniti.
I tempi di ripresa: vince chi ha gestito il Covid
Se sulla geopolitica l'effetto del Covid ancora è poco visibile persino agli esperti, sull'economia i dati parlano già chiaro. I Paesi che hanno gestito meglio il periodo della pandemia (e potenzialmente quelli che gestiranno meglio le vaccinazioni) mostrano una ripresa economica decisamente più forte di quelli più lenti o impacciati.
Le stime elaborate da Sace su dati di Oxford Economics lo dimostrano. Guardando la dinamica delle importazioni di beni di ogni Paese (l'import è significativo perché dà una misura della ripresa della domanda interna e dunque del Pil di ogni Paese), si vede chiaramente che chi ha meglio gestito la pandemia mostra una vivacità economica maggiore.
Il caso più eclatante è quello della Cina: non solo nel 2020 è stato uno dei pochi Paesi ad avere il segno più davanti alla variazione del Pil, ma se si guardano le esportazioni si evince che alla fine del 2021 la Cina avrà abbondantemente superato la crisi economica. Le importazioni cinesi a fine 2021 saranno infatti del 15% più elevate di quelle di fine 2019, ultimo dato pre-Covid. Segno di forte domanda interna.
Segno che il Paese da cui il coronavirus è partito sta traendo anche i maggiori benefici economici. Ma anche il Vietnam, che pur con mezzi limitati è stato un esempio eccellente nella gestione della crisi sanitaria, mostra chiaramente lo stesso risultato: a fine 2021 le sue importazioni saranno del 12% più elevate rispetto a quelle del 2019.
«Se si guardano i dati sul valore del commercio internazionale, si vede a livello globale che dopo il -9,3% del 2020 per quest'anno è attesa una ripresa pari all'8% - osserva Alessandro Terzulli, capo-economista della Sace -. Ma questa ripresa non sarà omogenea tra i vari Paesi.
A livello di macro-aree, l'Asia mostrerà la ripartenza più forte mentre l'America latina e l'area sub-sahariana soffriranno di più. In effetti il Sud America è quello che peggio ha gestito la crisi sanitaria. Ma se si guarda al dettaglio tra i diversi Paesi, si nota che c'è una perfetta corrispondenza tra chi parte prima e chi ha gestito al meglio la pandemia».
La velocità nelle gestione della pandemia diventa velocità nella ripresa
I tempi della ripresa: la partita dei vaccini
Ora c'è anche una seconda variabile che potrebbe aumentare i divari: la velocità nei vaccini e - più in generale - nell'immunizzazione delle popolazioni.
Su questo tema uno studio di Goldman Sachs mostra previsioni sorprendenti: guardando solo i Paesi occidentali, gli economisti della banca d'affari americana prevedono che Gran Bretagna e Usa saranno i primi a raggiungere l'immunità di gregge (loro la calcolano al 60% della popolazione) entro aprile, ma poi arriveranno anche l'Italia (a maggio), poi Germania e Spagna (a giugno), poi Canada e Francia (a luglio) e Australia e Giappone (ad agosto).
In questo calcolo tengono conto non solo della campagna vaccinale (cosa su cui l'Italia è indietro), ma anche del numero di persone che il Covid l'hanno fatto (cosa su cui l'Italia è invece in cima alla clasifica). Chissà che forse questo non diventi un aiuto per l 'Italia...
Chi vince nell’immunizzazione
I tempi del vaccino
La geopolitica del vaccino
Se in economia le previsioni sono più facili, nella politica internazionale - come detto - lo sono molto meno. Così l'ipotesi che il vaccino possa diventare davvero un'arma geopolitica o che possa cambiare strutturalmente i rapporti di forza tra i Paesi trova opinioni discordanti.
C'è chi è possibilista, come Francesco Rocchetti, segretario generale dell'Ispi: «È evidente che la Cina voglia affermare un primato anche nel settore sanitario, dove non l'ha mai avuto - osserva -. Il suo obiettivo è consolidare nuove relazioni ed estendere la sua sfera di influenza nel mondo, anche in questo campo. Ma è difficile capire se questo possa avere un impatto in futuro. Per Pechino c'è una chiara volontà di eccellere in questo campo, dimostrando così al mondo la sua potenza a tutto campo, ma quali conseguenze avrà questa corsa al vaccino non si può sapere ora».
Alessandro Terzulli, economista della Sace, è convinto che il Covid possa contribuire a cambiare i rapporti di forza globali: «Da anni è in atto lo spostamento del baricentro del mondo dall'Occidente verso l'Asia, e soprattutto verso la Cina - osserva -. La pandemia, e soprattutto la velocità con cui la Cina ha reagito, può accelerare questo trend. E Pechino potrebbe usare il vantaggio, anche con il vaccino, per affermare sempre più la sua sfera di influenza nel mondo e soprattutto in Africa».
Ma c'è anche chi, come l'economista Carlo Cottarelli dell'Osservatorio conti pubblici italiani, che è tra i relatori del TEDxUNICATT, dedicato proprio al tempo, è scettico sugli effetti di lungo periodo della pandemia nei rapporti di forza tra Paesi: «L'impatto economico di una pandemia è chiaramente visibile, ma che questo possa avere conseguenze nel lungo termine non mi convince - commenta -. È vero che chi riesce a uscire prima dal Covid avrà una ripresa economica più veloce, ma non penso che chi invece perde il treno poi non possa più recuperare. Basta guardare le passate pandemie, come la Spagnola: non ci sono stati effetti nel lungo termine».
La geopolitica del tempo
Certo è che il tempo, cioè la velocità di reazione e di adattamento, è una variabile chiave nella geopolitica a prescindere dai vaccini. La posta in palio è la leadership globale, in un mondo ormai multipolare. E la partita si gioca su tanti fronti: sulla tecnologia, sulla corsa allo spazio, sulle valute digitali. E ora sulla salute. L'esempio più estremo è la nuova corsa allo spazio.
«Come accadde durante la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, anche oggi la corsa allo spazio ha una valenza geopolitica enorme - osserva Rocchetti -. Su questa partita gli Stati Uniti hanno la leadership, e lo conferma la missione su Marte, ma la Cina sta investendo molto e sta recuperando terreno: la prossima sonda che atterrerà su Marte sarà di Pechino.
Del resto, come dimostrano gli anni della Guerra Fredda, chi vince questa sfida, vince quella della supremazia tecnologica: dalla corsa allo spazio degli anni '60, in cui sono stati investite risorse enormi, sono nate molte innovazioni che hanno determinato il primato americano in campo industriale, anche civile».
Un altro campo di battaglia, dove invece è in vantaggio netto la Cina, è quello delle valute digitali. Anche questo è un campo da gioco dalla valenza fortemente geopolitica: «In Cina l'80% dei pagamenti è già online, e lo yuan digitale è già realtà - continua Rocchetti -. Il loro obiettivo è chiaro: riuscire a scalfire la supremazia del dollaro su questo nuovo terreno».
Altro campo di battaglia, dove si concentra lo scontro tra Stati Uniti e Cina, è quello dell'intelligenza artificiale. Ma c'è anche un terreno di gioco dove l'Europa sì gioca un posto da leader: quello delle tecnologie a servizio della sostenibilità ambientale. Anche questo sarà un trend che in futuro determinerà i rapporti tra paesi. Per sapere come sarà il mondo del futuro, e quali saranno gli equilibri internazionali, non resta che attendere: solo il tempo potrà dare le risposte che oggi mancano.