Queste scie luminose sono gli aerei che in giorni normali popolano i nostri cieli. Finché non arriva una pandemia. E allora le scie diventano sempre meno, come lucciole che si diradano nel buio. Il nostro mondo correva velocissimo prima che il coronavirus imponesse delle misure di contrasto antitetiche rispetto ad un modello economico e culturale basato sul movimento. Fermi nelle nostre case. Nelle nostre città. Senza gli aerei sopra le nostre teste.
Il 2020 era iniziato alla grande per il traffico aereo in Cina. Mentre a Wuhan si isolava la prima sequenza genetica del nuovo coronavirus, avvertendo l’Oms di una strana polmonite che non rispondeva agli antibiotici, i voli giornalieri erano in media 13.765 tra l’8 e il 26 gennaio 2020, molti di più rispetto all’anno precedente, come si vede dal grafico qui sotto sulla base dei dati di Airnav. Sono i giorni in cui milioni di persone si spostano nel Paese per il capodanno cinese. Anche da Wuhan, che entra in lockdown a fine gennaio. Molti aeroporti vengono chiusi. E le compagnie aeree internazionali cancellano le loro tratte per la Cina. Il risultato è che i voli in nel Paese segnano un -79,3% rispetto al 2019.
Il numero di voli nel Paese nei primi due mesi del 2020 e il loro confronto con il 2019. Il calo è evidente da fine gennaio. Sono indicati anche i voli giornalieri medi per fasce temporali.
Il 30 gennaio l’Italia chiude i voli da e per la Cina con l’obiettivo di tenersi al riparo dalla Cina. La misura viene contestata da alcuni esperti perché chi vuole entrare nel nostro paese può ancora farlo facendo scalo. È tuttavia probabile, per quanto emerso successivamente, che in quel periodo il virus circolasse già nel nostro paese, qualche settimana prima del caso di Codogno scoperto il 21 febbraio. Da lì al lockdown del Paese passano tre settimane. Ed è da lì, dai primi giorni di marzo, che crolla il traffico aereo in Italia.
Il numero di voli nel Paese nei primi due mesi del 2020 e il loro confronto con il 2019. Il calo è evidente da inizio marzo. Sono indicati anche i voli giornalieri medi per fasce temporali.
Il grande aeroporto milanese è il primo a essere colpito, il crollo è quasi del 90%.
Il confronto per numero di voli tra aprile 2019 e aprile 2020.
A marzo la pandemia arriva in Italia, si allarga al resto d’Europa, ad aprile negli Stati Uniti, America Latina: sostanzialmente non c’è parte del globo dove il virus non arrivi. È a quel punto che il traffico aereo precipita in tutto il mondo. Uno scenario che non si è mai avverato dalla seconda guerra mondiale in poi. Il calo del traffico aereo, tuttavia, non è identico nelle varie parti del mondo, come si può vedere dal grafico sotto. Per il settore è uno tsunami finanziario. Secondo le stime della Iata, l’associazione mondiale delle compagnie, le perdite nette delle compagnie aeree mondiali raggiungeranno quest’anno 84,3 miliardi di dollari. La perdita più alta di tutti i tempi, che arriva dopo dieci anni consecutivi di profitti nel settore.
Seleziona il paese e guarda l’andamento del numero di voli nei mesi durante marzo e aprile. Il confronto percentuale è con il 2019.
Nei grafici, l’andamento dei principali titoli del settore e il confronto con il numero di voli giornalieri.
Il greggio risente del drastico calo della domanda. I trasporti sono fermi. Ad aprile i prezzi del petrolio precipitano sotto quota 0 dollari per la prima volta nella storia.
Il calo delle emissioni di anidride carbonica legate al trasporto aereo.
Da un punto di vista finanziario anche il 2021 sarà in rosso per il settore, per 15,8 miliardi di dollari, sempre secondo le stime Iata. I passeggeri dovrebbero tornare, ma non ai livelli precedenti: si parla di 3,38 miliardi, il valore del 2014. A metà giugno in Italia hanno riaperto 25 aeroporti, non tutti, e con regole diverse. Le procedure di imbarco sono più lunghe per via delle regole di distanziamento nelle file. Viene misurata la temperatura in aeroporto: imbarco negato per chi ha più di 37,5 °C. Inoltre è fortemente ridotta la possibilità di portare bagaglio a mano, è obbligatorio mettere la mascherine e compilare l’autocertificazione. La strada verso una completa normalità è incerta nei tempi. Il ritorno di un focolaio a Pechino è stato il primo banco di prova. L’innalzamento del livello di allarme ha avuto l’immediata conseguenza di decine di cancellazioni di voli in entrata e in uscita.