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Politics

L'immigrazione secondo Biden: più accoglienza ma resta il nodo Congresso

Silvia Martelli
Kathleen Bush-Joseph

Quando è diventato presidente, Joe Biden ha annunciato ambiziosi piani di riforma per le leggi sull’immigrazione e per annullare le misure restrittive introdotte da Trump. Ma la strada verso il cambiamento è stata colma di sfide, seppur l’amministrazione sia stata particolarmente innovativa nel suo approccio, dice Kathleen Bush-Joseph, avvocato specializzato in immigrazione e analista politico presso il Migration Policy Institute a Washington D.C. Nonostante gli ostacoli, l’amministrazione Biden ha infatti emesso numerosi ordini esecutivi per umanizzare le leggi sull’immigrazione, secondo l’esperto. In questa intervista, Bush-Joseph fa luce sui successi, sui cambiamenti senza precedenti e sulle sfide poste dal sistema di immigrazione degli Stati Uniti.

23 ottobre 2023

Quando Biden è entrato in carica, ha annunciato piani per riformare le leggi sull’immigrazione degli Stati Uniti e annullare le politiche restrittive introdotte da Trump. Ha avuto successo?

L’amministrazione ha certamente cercato di umanizzare la politica sull’immigrazione e di apportare cambiamenti, ma poiché il Congresso non ha appoggiato una riforma significativa sul tema, le opzioni a disposizione dell’amministrazione sono limitate. Ad oggi, l’amministrazione Biden ha superato il numero di azioni esecutive adottate dall’amministrazione Trump: si tratta di ordini che il ramo esecutivo può emettere senza che il Congresso approvi nuove leggi. Ma quasi tutte le principali mosse politiche che l’amministrazione Biden ha compiuto sono state contestate in tribunale (sono state o bloccate o ritardate). Quindi è molto difficile per il ramo esecutivo apportare cambiamenti a lungo termine, anche se sicuramente sta facendo sforzi in tal senso. La nuova strategia di gestione delle frontiere è l’esempio più evidente dei tentativi per cambiare il sistema.

Ma Biden ha avuto difficoltà anche quando c’era una maggioranza democratica in entrambe le camere, fino a gennaio.

L’incapacità del Congresso di approvare una legislazione completa sull’immigrazione dimostra quanto il tema sia politicamente complesso, non solo per i repubblicani, ma anche per i democratici. Lo abbiamo visto ad esempio quando sindaci democratici delle grandi città, come Chicago e New York, hanno implorato il loro stesso partito e l’amministrazione Biden di agire maggiormente a livello federale e di gestire l’aumento degli arrivi di migranti.

Quali sono i cambiamenti più rilevanti che Biden ha introdotto in termini di immigrazione?

Sicuramente l’uso del Temporary Protected Status (TPS) e del parole per consentire alle persone di entrare legalmente nel paese. Un’altra importante area in cui l’amministrazione Biden ha apportato miglioramenti è stata l’adattamento dell’immigrazione al XXI secolo in termini di procedure e di risposta rapida alle situazioni. Questa amministrazione si è infatti mossa molto rapidamente in risposta a situazioni internazionali.

Biden ha una politica convenzionale?

Ci sono state decisioni davvero innovative, come l’introduzione di Uniting for Ukraine e la libertà condizionale per Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela. Si tratta di programmi di libertà condizionale su larga scala, e senza precedenti, in base alla nazionalità dei richiedenti. Sebbene l’uso della libertà condizionale risalga a decenni fa, la velocità con cui l’amministrazione ha istituito questi programmi e ha accolto i migranti è stata davvero eccezionale.

Fino a che punto il numero record di immigrati è dovuto alla politica ambiziosa di Biden? Si aspettano un’accoglienza migliore rispetto all’era Trump?

Questa è sicuramente una delle ragioni. Ma voglio sottolineare che gli immigrati prendono decisioni in base alle circostanze nei loro paesi d’origine. Quando si parla di fattori di “push and pull” (spinta e attrazione), è fondamentale considerare non solo le condizioni economiche e l’offerta di lavoro negli Stati Uniti, ma anche la mancanza di opportunità nei paesi d’origine e le difficili situazioni di instabilità e violenza che la gente affronta prima di decidere di andare negli Stati Uniti.

L’utilizzo della libertà vigilata da parte di Biden è senza precedenti?

Sì, ad esempio per come viene messo in pratica tramite la tecnologia – mi riferisco all’applicazione CBP One [un’app per cellulari per i servizi della U.S. Customs and Border Protection] che permette alle persone che stanno arrivando al confine di avvertire in anticipo del loro arrivo. Questo è un grande vantaggio anche per la Customs and Border Protection perché possono ricevere le informazioni dei migranti e prepararsi in anticipo.

Alla luce della concessione da parte di Biden del Temporary Protected Status (TPS) a 472.000 venezuelani, quanto è efficace il programma?

Il TPS è un’altra area in cui l’amministrazione Biden ha utilizzato la sua autorità esecutiva in modo innovativo. Attualmente, c’è un numero record di persone con il TPS. Tuttavia, il TPS rappresenta una sfida importante per perché i tempi di elaborazione delle domande per i venezuelani sono di 20 mesi, un periodo più lungo dello stesso status (18 mesi). Quindi, in termini di efficacia, c’è davvero bisogno di apportare modifiche al processo di domanda, velocizzando i tempi. E in parte questo è compito del Congresso, che deve stanziare fondi in modo che l’agenzia governativa possa processare le richieste.

Biden ha fatto passo avanti nei confronti dell’enorme arretrato di casi di immigrazione?

Sicuramente sì, soprattutto in termini di modernizzazione del servizio di immigrazione, velocizzando alcuni processi. Ad esempio, le domande per i programmi di libertà condizionata vengono processate relativamente rapidamente. Un altro esempio è che i giudici sono in grado di fare udienze a distanza, e i migranti si possono connettere semplicemente tramite chiamata.C’è ancora però molto lavoro da fare in altri settori, ad esempio per quanto riguarda le richieste di asilo: i funzionari perdono troppo tempo con lo screening alle frontiere e le cosiddette “credible fear interviews” (quando stabiliscono se è credibile che un richiedente venga perseguitato o torturato). Aiuterebbe molto se il Congresso stanziasse più fondi per smaltire i casi arretrati.

Come verrà ricordata la politica sull’immigrazione di Biden?

Sicuramente la gente ricorderà in modo positivo l’espansione di permessi temporanei. Rifletteremo però sulla sfida nel gestire gli arrivi al confine e i lunghi tempi di attesa. Ma se il Congresso non agisce, ciò che l’amministrazione Biden può fare sarà sempre limitato.

Come descriverebbe il sistema di immigrazione degli Stati Uniti?

Ci tengo a sottolineare la rigidità delle leggi sull’immigrazione degli Stati Uniti. In altri paesi del mondo, le leggi possono cambiare in reazione a diverse situazioni. Il nostro sistema è stato progettato negli anni ’80 e ’90 e ciò ha portato a una situazione completamente insostenibile oggi, in cui le leggi non riflettono la realtà.

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