La classifica dei territori più vivibili
Qualità della vita
Bergamo per la prima volta vince l’indagine del Sole 24 Ore che fotografa il benessere nei territori. Nella top 10 trionfa il Nord-Est mentre le grandi città, al netto di Bologna (9ª), scendono di diverse posizioni: Milano è 12ª, Firenze 36ª e Roma al 59° posto. Il Sud rimane fanalino di coda, con Reggio Calabria in maglia nera, ma ci sono segnali positivi.
Classifiche

di Marta Casadei e Michela Finizio

Sono passati quasi cinque anni dal 18 marzo 2020, quando una colonna di 70 mezzi militari portava via da Bergamo le salme dei primi morti di Covid-19.

Nell’anno più nero che il mondo ricordi, almeno tra quelli recenti, Bergamo - come l’Italia intera - perdeva vite, ma non tenacia. Una tenacia che l’ha vista, negli ultimi quattro anni, crescere e aumentare il livello del benessere sul territorio, balzando da 52ª (nel 2020) alla vetta della classifica di quest’anno.

La provincia lombarda, che nel 2023 era quinta, vince dunque l’edizione 2024 dell’Indagine sulla Qualità della vita del Sole 24 Ore che misura il benessere nei territori italiani attraverso 90 indicatori da fonti certificate, divisi in sei categorie tematiche.

Dietro la neofita Bergamo - che prima d’ora non aveva mai ricevuto una medaglia nei 35 anni d’indagine, ma nel 2024 ha vinto l’Indice di Sportività - due habitué del podio: Trento e Bolzano.

Le province autonome sono pluri-iridate, ma se Trento sale di un gradino rispetto all’anno scorso, Bolzano fa un salto di dieci posizioni verso l’alto: l’anno scorso, infatti, era tredicesima. La spinta arriva sicuramente dalla leadership in «Demografia, salute e società», ma anche dalle eccellenze nei depositi bancari, dal ridotto numero di famiglie con Isee basso, dal tasso di occupazione.

La classifica
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I risultati del 2024
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Le province medie del Nord-Est nella top 10

La top 10 vede una predominanza delle province del Nord Est, con Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto tra le Regioni più presenti: Monza e Brianza (4ª) tallona il podio, seguita dall’altra lombarda, Cremona (5ª). Segue Udine, vincitrice dell’edizione 2023 e che, nel complesso, ha registrato performance positive anche quest’anno.

Tra le prime dieci spiccano anche Verona e Vicenza, attigue a livello geografico e anche in classifica, rispettivamente al 7° e all’8° posto. Proprio Verona, insieme alla già citata Cremona e ad Ascoli Piceno - 10ª, nonché vincitrice per la prima volta, della classifica di tappa dedicata a «Giustizia e sicurezza» - rappresenta la new entry di una top 10 che spicca soprattutto per l’assenza delle grandi aree metropolitane che negli ultimi anni hanno sempre avuto il ruolo di teste di serie nell’indagine del Sole 24 Ore.

L’unica presente, quest’anno, è Bologna: con all’attivo cinque medaglie d’oro in 35 edizioni, la città metropolitana emiliana si ferma al 9° posto, in calo di sette posizioni rispetto al 2023, quando si era attestata al secondo posto.

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Il Sud fanalino di coda, ma cresce il Pil pro capite

A rimanere immutata rispetto agli anni passati è la marcata concentrazione delle province del Mezzogiorno nella parte bassa della classifica: la maglia nera, quest’anno, è Reggio Calabria, ultima tra le ultime.

Dalla posizione 83 del ranking in poi, infatti, è una sfilata di territori del Sud: città metropolitane come Catania (83ª), Messina (91ª), Palermo (100ª) e Napoli (106ª), ma anche realtà decisamente meno urbanizzate come il Sud Sardegna (93ª), le province di Enna (97ª) e Cosenza (102ª). Tra i peggiori piazzamenti dei territori del Nord, invece, si segnalano due province liguri: Imperia (79°), preceduta da Savona (69ª).

Se dalla fotografia il Mezzogiorno sembra un malato cronico, alcuni dati evidenziano però un cambio di marcia: il trend del Pil pro capite che premia Palermo, Caltanissetta e Nuoro; il valore tendenziale delle presenze turistiche, con Isernia, Frosinone ed Enna a registrare i valori più elevati.

L’aumento dell’attrattività sul piano economico, si accompagna a una maggiore accessibilità sul fronte dell’affitto o acquisto di immobili e a una minore inflazione, creando condizioni potenzialmente favorevoli per il futuro.

La classifica per area geografica
Classifica
finale
Ricchezza
e consumi
Affari
e lavoro
Demografia
e società
Ambiente
e servizi
Giustizia
e sicurezza
Cultura
e tempo libero

Le grandi città in discesa

Se i divari tra Nord e Sud della penisola sono ormai radicati, disuguaglianze non dissimili, di stampo soprattutto economico, dilagano nelle grandi città e aree metropolitane. Che scivolano in classifica sotto il peso di queste differenze.

Se c’è un fil rouge, inequivocabile, che lega i risultati dell’edizione 2024 della Qualità della vita è la scivolata, più o meno marcata, delle grandi città. Mete turistiche oppure centri economici e politici, le aree metropolitane perdono posizioni sotto il peso della frenata del Pil pro capite - che corre molto di più al Sud, rispetto ai grandi poli produttivi del Nord - e del crescente costo della vita.

In cima per presenze turistiche e sul fondo - quasi di conseguenza, in tempi di affitti brevi - per incidenza dei canoni di locazione sui redditi medi, aumento dell’inflazione e mensilità di stipendio necessarie ad acquistare 60 metri quadrati in città.

I divari sociali appesantiscono le metropoli

La fotografia 2024 della Qualità della vita nelle grandi città metropolitane è poco lusinghiera. Tra le meglio piazzate rimangono Bologna e Milano: la provincia emiliana, che ha vinto l’indagine ben cinque volte, l’ultima delle quali nel 2022, pur scendendo dal podio di sette posizioni, rimane nella top 10; Milano perde quattro posizioni rispetto al 2023 e arriva dodicesima, mantenendo la leadership nella categoria «Affari e Lavoro» e il terzo posto in «Ambiente e servizi».

Per trovare la successiva città metropolitana bisogna scendere di oltre venti posizioni e arrivare al 36° posto, dove si incontra Firenze (l’anno scorso in sesta posizione), che però mantiene una leadership importante: è prima nella quarta edizione dell’Indice della Qualità della vita delle donne.

Le altre arrivano a seguire: Cagliari è 44ª (-21), Venezia è al 46° posto, in calo di 14 sul 2023; Genova al 54°. Torino perde 22 posizioni e si ferma al 58° gradino, appena sopra la Capitale, Roma, che arriva 59ª, apripista di un Mezzogiorno concentrato nelle ultime posizioni: Catania (83ª, in salita di nove posizioni sul 2023), Messina (91ª), Palermo (100ª), Napoli (106ª) e Reggio Calabria (107ª). La migliore area del Meridione è Bari che, pur fermandosi al 65° posto, poco sotto Roma, aumenta di quattro posizioni tornando sopra i livelli del 2022.


Per approfondire

Il cambio di marcia al Sud che spicca per accessibilità

A spingere le grandi città del Centro-Nord verso il basso sono alcuni parametri, in particolare alcune novità introdotte. Tra queste spicca la variazione del Pil pro capite tra il 2023 e il 2024 che premia, di contro, aree come Palermo, Reggio Calabria e Messina.

Milano resta prima per Pil in rapporto alla popolazione, ma se si analizza il trend - pari al 2% contro il 3,9% di Palermo - nel confronto arriva 54ª tra le 107 province considerate.

«Il Sud, seppure in termini relativi, sta registrando tassi di crescita del Pil più elevati - commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne - e ha cambiato marcia. Quanto questa crescita riuscirà a smuovere gli ampi divari lo dobbiamo ancora vedere».

Per Esposito «le aree metropolitane rimangono il baricentro della produzione di ricchezza: il 41% del Pil nazionale si concentra in questi 14 territori e Roma e Milano, da sole, fanno circa il 20 per cento. Quasi l’80% del valore aggiunto delle grandi città deriva dal terziario di mercato e pubblico, trainato dal turismo in crescita».

C’è poi il tema degli alloggi: a Roma il canone d’affitto di un appartamento da 100 metri quadrati in zona semi-centrale pesa per l’81% sul reddito medio dichiarato, contro il 13% di Trapani e Chieti. Elevato anche il numero di stipendi medi necessari ad acquistare un bilocale tipo: 164,8 a Roma, contro i 33,4 di Avellino.

Non stupisce, di conseguenza, che le grandi città nell’ultimo anno abbiano quasi tutte perso residenti (a eccezione di Milano e Bologna), in modo più marcato rispetto al -0,37% della media nazionale: -1% Venezia, -0,8% Palermo e Firenze, -0,7% Genova.

Al contesto si aggiunge l’Indice della criminalità, indice sintetico che rapporta alla popolazione residente il numero delle denunce presentate nel 2023, che svantaggia le aree ad alto passaggio turistico - dove i numeri sono alimentati dalle migliaia di city users che quotidianamente le attraversano - e porta i grandi centri urbani in fondo a «Giustizia e sicurezza».

In parallelo «le province minori - secondo Esposito - stanno accrescendo i propri livelli di vivibilità, anche grazie alla maggiore accessibilità di affitti e compravendite, con livelli di ricchezza in crescita nella popolazione. La differenza tra il reddito disponibile, invece, nelle aree metropolitane si sta assottigliando».

Le sei classifiche tematiche

La polarizzazione fotografata dalle disuguaglianze reddituali

Il risultato è una polarizzazione nei redditi della popolazione residente nelle grandi città. A raccontarla in modo efficace è il nuovo indicatore introdotto quest’anno nella Qualità della vita sulla disuguaglianza tra i contribuenti nell’ultimo quintile di reddito (i più “ricchi”) e quelli nel primo quintile (i più “poveri”).

L’elaborazione, realizzata dal Centro Studi del Sole 24 Ore, ricostruisce e stima le condizioni reddituali in cinque fasce, in base alla distribuzione dei contribuenti negli scaglioni delle dichiarazioni dei redditi relative all’anno di imposta 2022: a Milano il divario tra l’ultimo quintile e il primo è di 18,4 volte; a Vibo Valentia è di 7,7 volte.

Nel capoluogo lombardo, inoltre, la distanza tra i redditi più alti e quelli più bassi è notevolmente aumentata in pochissimi anni: il gap nel 2008 era di 13 volte. Segue a stretto giro Roma dove i contribuenti più benestanti sono 15,4 volte più ricchi di quelli più poveri. Una forbice che genera squilibri in quasi tutti i grandi centri.

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