Contano, a cominciare dai numeri: hanno assieme oltre 90 grandi voti elettorali, sul quorum dei 270 necessari ad aggiudicarsi la Casa Bianca. Sono i Magnifici Sette della matematica delle urne presidenziali americane.
I sette stati davvero in gioco nelle urne di novembre: con gli altri 43 considerati nei fatti non competitivi, in tasca all’uno o all’altro partito. Sono l’ago della bilancia, capaci di determinare l’esito in un sistema che premia chi emerge vittorioso non nel voto popolare nazionale ma nei singoli stati.
È così che è ripetutamente capitato che la Casa Bianca, in omaggio ad un meccanismo che vuole equilibrare rappresentanza popolare e geografica, sia stata vinta da un candidato in realtà sconfitto nel conteggio totale dei voti.
I Magnifici Sette
Gli ultimi sondaggi nello Stato
Rappresenta il maggior premio tra gli stati incerti, e forse quello decisivo. L’economia la fa da padrona e in particolare l’inflazione, che nello stato è rimasta finora da record: è tra gli stati dove gli aumenti salariali sono rimasti nell’insieme al di sotto del rincaro complessivo del 19% nei prezzi dall’epoca pre-pandemia. Tra i due grandi poli urbani e democratici di Philadelphia e Pittsburgh ai due estremi dello stato, si incontrano zone rurali e aree depresse. La contea di Erie, ex centro indutstriale, è salita alla ribalta nelle classifiche dell’indigenza: un residente su otto è afflitto da insicurezza alimentare. L’energia è un tema particolarmente sentito: è tra le patrie del fracking, la controversa estrazione con fratturazione idraulica, ed è il secondo stato americano per produzione di gas naturale alle spalle del Texas. I piani economici di Biden hanno riversato in Pennsylvania almeno 33 miliardi di dollari, ma questo non è bastato a risollevare l’outlook degli elettori. Se la disoccupazione è bassa, al 3,4%, i solidi impieghi manifatturieri sono diminuiti dal 2020.